Algeria, blitz finale con strage

by Sergio Segio | 20 Gennaio 2013 9:09

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PARIGI. L’assalto finale al sito di estrazione di gas di In Amenas stato dato a metà  mattinata di ieri dall’esercito algerino. Il primo bilancio ufficiale ma ancora provvisorio del governo algerino parla di 23 ostaggi e 32 sequestratori uccisi. 

Complessivamente, 573 algerini sono riusciti a fuggire o ad essere liberati, così come un centinaio di stranieri su 132. 31 rapitori e 32 ostaggi sarebbero stati uccisi, ma ieri sera l’Algeria non aveva confermato queste cifre. La confusione sull’esito dell’assalto è durata ore. Nel tardo pomeriggio il ministro degli esteri britannico, William Hague, ha affermato di aspettarsi ancora «brutte notizie» sulla sorte dei cittadini inglesi ostaggi: «meno di dieci», ha detto il ministro, sono «in pericolo o scomparsi». La Norvegia parla di 2 ostaggi salvi e di 6 scomparsi. Sul luogo sono stati trovati 15 corpi bruciati, non ancora identificati. Il ministro della difesa francese, Jean-Yves Le Drian, ha precisato ieri mattina che «non ci sono più francesi ostaggio» e ha confermato la morte di Yann Desjeux, un ristoratore di Anglet, che lavorava sul sito. Gli Usa hanno confermato la morte di un americano. Il primo ministro rumeno, Victor Ponta, ha parlato della morte di un cittadino della Romania e di 5 ostaggi rumeni liberati. Filippine e Giappone hanno condannato il sequestro «ignobile» di loro cittadini. Tokyo ha anche espresso riserve sulle modalità  dell’assalto dell’esercito algerino. Anche Hillary Clinton, da Washington, ha chiesto al primo ministro algerino, Abdelmalek Sellal, mentre l’assalto finale era in corso, di usare una «precauzione estrema per preservare vite innocenti». Critiche velate ai metodi adottati dall’Algeria per sconfiggere i terroristi a In Amenas sono venute anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha condannato «l’attacco terrorista», ricordando però che tutte le azioni intraprese per combattere «il terrorismo» devono comunque rispettare «le leggi internazionali» di protezione dei «diritti dell’uomo» e dei «rifugiati».
Dopo l’assalto finale, la società  petrolifera algerina Sonatrach in un comunicato ha reso noto che un’operazione di reperimento di mine era in corso, perché è stato «constatato che la fabbrica è stata minata con lo scopo di farla esplodere». Le testimonianze degli ostaggi liberati concordano: molti di loro sono stati trasformati in bombe umane, legati e gettati sui camion per essere trasportati altrove. In molti hanno raccontato che i rapitori hanno cercato di individuare gli stranieri, presi come principale bersaglio. Una trentina di terroristi ha preso 700 ostaggi, 670 sono sopravvissuti, di cui un centinaio di stranieri. 
La Libia ha negato ieri che gli islamisti venissero dal suo territorio. «Le voci sulla base al-Wigh, nel sud-ovest della Lbia, che sarebbe utilizzata a questi fino sono prive di fondamento» ha affermato il primo ministro libico, Ali Zeidan. 
Franà§ois Hollande, ieri in visita nel suo vecchio feudo elettorale di Tulle in Corrèze, ha sostenuto che gli avvenimenti algerini sono «un argomento supplementare» per giustificare l’intervento in Mali. La Francia, ha precisato il presidente, «resterà  in Mali il tempo necessario per sconfiggere il terrorismo». Si tratta ormai di una guerra totale al terrorismo. Lo ha confermato Alassane Ouatara, presidente della Costa d’Avorio, ora alla testa della Cédéao, la comunità  economica degli stati dell’Africa occidentale, che ieri ha tenuto un summit a Abidjan, dove era presente anche il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius: «È arrivato il momento di un impegno più ampio delle grandi potenze e di un maggior numero di stati, di solidarietà  verso la Francia e l’Africa nella guerra totale e multiforme contro il terrorismo». La crisi del Mali, ha detto il presidente del Niger, Mohammed Issoufou, è un rischio di «destabilizzazione per tutti i paesi del Sahel». Le forze del Niger sono «pronte ad intervenire» contro gli islamisti che hanno già  «destabilizzato il Mali, se non si fa nulla destabilizzeranno l’insieme dei paesi del Sahel, la presa di ostaggi sul sito di estrazione di gas di In Amenas lo prova». Il governo francese chiede alle truppe africane di dispiegarsi il più in fretta possibile, per controbattere anche alle critiche in patria da parte dell’opposizione di destra. L’Ump insiste sull’«improvvisazione» e sull’ «isolamento» della Francia. Nove paesi africani dovrebbero partecipare alla missione Misma: Ciad, Togo, Benin, Senegal, Niger, Burkina, Guinea, Ghana e Nigeria, che invia 2 mila soldati. In tutto, i militari africani impegnati dovrebbero essere 5500, mentre i francesi saliranno a 2500. Francia 
FranciaIl presidente usa il caso algerino per giustificare l’attacco in Mali. 
Il governo francese manderà  2.500 militari, altri 5.500 saranno africani

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