Aldrovandi, in cella i poliziotti che lo uccisero

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ROMA — Si faranno sei mesi di carcere, perché «in sette anni mai hanno preso le distanze dalla vicenda delittuosa, mai un gesto anche solo simbolico nei confronti della vittima o della sua famiglia ». E però, quando usciranno, i poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi potranno tornare in servizio. Il Viminale non ha intenzione di licenziarli. Stando a quanto risulta a Repubblica, le commissioni disciplinari del Dipartimento di Pubblica Sicurezza li sanzioneranno solo con sei mesi di sospensione dall’impiego.
La storia giudiziaria di Monica Segatto, Paolo Forlani e Luca Pollastri, tre dei quattro agenti condannati in via definitiva a 3 anni e 6 mesi per «eccesso colposo nell’omicidio colposo» del diciottenne morto durante un controllo di polizia a Ferrara il 25 settembre del 2005, ha avuto il suo epilogo ieri davanti al Tribunale di sorveglianza di Bologna. Il giudice ha respinto sia la concessione degli arresti domiciliari sia l’affidamento ai servizi sociali per i sei mesi di pena che i tre dovranno effettivamente scontare, al netto dei tre anni coperti dall’indulto. «Da parte dei condannati — si legge nell’ordinanza del Tribunale — non si è registrato nessun gesto di riparazione sociale o di monito rispetto al ripetersi di tali comportamenti da parte di altri». A Paolo Forlani, che dopo la decisione della Suprema Corte si premurò di offendere su Facebook la madre della vittima, Patrizia Moretti, lo schiaffo morale più forte. «Tale condotta denota riottosità  ad accettare la sentenza, la sua sindrome ansioso-depressiva reattiva (per cui Forlani è in aspettativa dal 22 giugno dell’anno scorso, ndr) non appare riconducibile alla sofferenza indotta per la morte del giovane». Insomma i tre poliziotti vanno in carcere, da quando sarà  la procura di Ravenna a stabilirlo. Per il quarto condannato, Enzo Pontani, l’udienza è rimandata al 26 febbraio per un difetto di notifica. «Un segnale di civiltà , ora la Polizia li licenzi», dice la madre di Aldrovandi alla notizia che i carnefici di suo figlio andranno in galera. Ma quello che Patrizia Moretti invoca da anni, cioè la radiazione dei condannati, quasi sicuramente non accadrà . I consigli disciplinari delle Questure dove prestano servizio (la Segatto è alla polizia di frontiera di Venezia, Pollastri a Vicenza, Forlani a Udine) li sanzioneranno con sei mesi di sospensione. È il massimo previsto per un reato colposo. E se la sospensione scatterà  contestualmente all’entrata in carcere, i tre non accumuleranno un giorno di assenza ingiustificata. «È ridicolo — commenta Fabio Anselmo, legale della famiglia — non devono tornare a fare i poliziotti ». L’unico a rischiare il licenziamento è Forlani, sul quale oltre all’omicidio colposo pesano le ingiurie su Facebook.


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