Al Viminale la carica dei simboli E scoppia il caso dei cloni
ROMA — Nel gruppo di persone intirizzite, che si incontra risalendo la fila inchiodata davanti al Viminale, spiccano la sciarpa rosa di Carlo Gustavo Giuliana di «Io non voto», il pesante trolley della decana Mirella Cece del «Sacro Romano Impero», la bella faccia di Guido Valentino del «Movimento autonomo europeo autotrasportatori» con base in Campania. Poi spuntano Mirella Batini di «Fratellanza donna», Domenico Savio del Partito comunista italiano marxista che arringa contro «l’opportunismo e il trasformismo della sinistra di classe». In disparte, attendono quelli di «Civiltà rurale. Sviluppo» dell’avvocato Enzo Bosio che si dividono lo spazio con i potenziali rivali di «Pane pace e lavoro» di Marzia Franceschini. Chiude il gruppo «democrazia Atea» che propone l’abrogazione dei Patti Lateranensi. Ma infine si fanno vivi anche Roberto Calderoli col simbolo «Maroni Presidente» e un collaboratore di Daniela Melchiorre (Liberal democratici).
È un festival della democrazia quello che va in scena davanti al ministero dell’Interno in occasione della presentazione dei contrassegni elettorali. Ma in cima alla coda il clima è teso, da ore. E quando alle 8 si apre la pesante cancellata umbertina si capisce subito chi sono i commandos del ramo marketing politico.
I Pirati venuti dal Nord sono tre — Marco Manuel Marsili, Massimiliano Loda e Massimiliano Danilo Foti — e fanno finta di essere un gruppo unico. Davanti a loro c’è solo la rappresentante del Maie del centrista argentino Riccardo Merlo mentre a lato, che fa finta di sonnecchiare, staziona Maria Cannizzaro del Msi. Insieme ricordano l’armata Brancaleone che però poi brucerà sul tempo la falange del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo inchiodata in quarta posizione.
E infatti quando scatta il via, i tre Pirati s’infilano nel salone allestito per protocollare i simboli come delegazione compatta (hanno il numero tre) ma subito si sparpagliano davanti ai tavoli: il più lesto è Foti (lui, in realtà , è un grillino ante litteram di Catania) che registra un simbolo del M5S uguale a quello di Grillo. Segue Loda (un vero pirata, consigliere ad Aviatico, Bergamo) che esibisce un simbolo con il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo con la scritta Rivoluzione civile (da cui manca solo la scritta Ingroia dell’originale). Infine, timbra anche Marsili (plurilaureato, consigliere a Brienno, Como) che presenta il logo dei Pirati con teschio e faccia di Johnny Depp.
Il tridente ha funzionato. «Ci siamo gemmati», sogghigna il pirata Max: «La politica è una scienza esatta e noi siamo più esperti di Grillo». Esulta anche il pirata Manuel: «Ma vi fareste governare da uno come Grillo che si fa fregare così da tre baluba come noi?». E si accoda pure un tal Samuele Monti, consigliere piemontese a Frabosa Soprana, pare vicino a Forza Nuova, che se ne esce con un altro simbolo di disturbo: «Monti Presidente» che anticipa la vera delegazione montiana con Carlo Calenda e Andrea Romano. Per la Mirella Cece, «sono stati quelli del Msi a cedere il posto al simbolo del Movimento 5 Stelle non originale. Io ho pure avvertito la polizia…».
I giochi sono fatti quando Beppe Grillo si palesa in piazza con tazza fumante di tè in mano («Lei dove ha dormito?», gli domanda un cronista che non abbocca alla suggestione della notte passata all’addiaccio). Il comico tuona contro i «contraffattori» che poi, nel suo caso, avrebbero rispolverato un simbolo in uso a grillini della Bergamasca fin dal 2007: «Non ci faremo cancellare da un colpo di burocrazia, se ci eliminano saranno guai. Siamo in balìa di un ragazzo di Catania ma noi abbiamo gli avvocati che stanno valutando azioni legali». Lo show di Grillo continua e qualcuno gli chiede se sta flirtando con Casa Pound (che chiede il blocco dei flussi migratori): «Io fascista? È il vecchio trucco dei burocrati…Comunque arriveremo alla Camera e l’apriremo come una scatoletta». Sghignazzano però i Pirati in un bar della stazione Termini già pronti a salire su un treno: «La nostra è una dichiarazione di guerra. Ma l’ha dichiarata Grillo quando a ottobre ha registrato il marchio dei Pirati a Cinque Stelle». L’ultima parola sull’ammissione dei simboli, però, la dirà il ministero dell’Interno. Entro martedì.
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