Via libera del governo, subito gli effetti sulle elezioni

by Sergio Segio | 22 Dicembre 2012 8:42

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ROMA — Alla fine ce l’hanno fatta. Il governo, in corner, è riuscito a varare definitivamente il decreto legislativo sulle liste pulite. Alle prossime elezioni sia regionali che nazionali non potranno candidarsi coloro che hanno sulle spalle una condanna definitiva a due anni per reati gravissimi (mafia e terrorismo), contro la pubblica amministrazione, per delitti che comportano il carcere oltre i quattro anni.
È stata una corsa contro il tempo. Con il cardiopalmo del l’ultimo via libera del Senato. La commissione Bilancio, presieduta dal Pdl Azzollini, ha “liberato” il decreto solo ieri mattina alle 9. Ed è stato necessario che il Pd facesse la voce grossa e chiedesse di interrompere i lavori d’aula per tenere la commissione e licenziare il parere. Che, per 24 ore, era rimasto in sospeso, anche se il decreto sull’incandidabilità  non comporta alcun esborso dello Stato e quindi nessuna verifica contabile. Tant’è che alla Camera il presidente della commissione omologa, presieduta dal leghista Giorgetti, ha deciso di non dare proprio il parere per non ostacolare il cammino del provvedimento.
Ma ormai tutto questo è alle spalle. Il Pdl deve incassare il brutto colpo dello stop alle candidature compromesse. Tant’è che il vice presidente del Csm Vietti sfida i partiti e si augura che da subito scendano in lizza «candidature selezionate». Soddisfatti i ministri che hanno seguito il decreto, Cancellieri (Interno), Severino (Giustizia), Patroni Griffi (Funzione pubblica). Resta il rammarico di norme che comunque permettono di candidarsi anche a chi, in primo o secondo grado, magari è già  stato condannato per mafia o terrorismo. Unica consolazione: se condannati dovranno comunque lasciare.

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