Tokyo, il governatore samurai che sogna il Grande Giappone
Populismo freddo, applausi all’ex governatore di Tokyo. Via tutti, resta a presidiare lo slargo Kazumi Matsumoto, candidato al Parlamento: «La classe politica di adesso va rovesciata se vogliamo far tornare grande il Giappone», dice al Corriere. L’idea sarà anche giusta, l’uomo a cui Matsumoto affida le proprie aspirazioni è più controverso.
Ishihara, col suo Partito della rinascita, è il terzo incomodissimo della sfida di dopodomani fra i democratici del premier uscente Yoshihiko Noda e i liberaldemocratici (Ldp) predestinati alla vittoria sotto la guida del redivivo ex primo ministro Shinzo Abe. Otto volte deputato, ministro, dimissionario dalla politica nel 1995, dal 1999 governatore della capitale sempre rieletto, Ishihara scommette su una seconda — o terza — giovinezza cercando di dare alle sue posizioni ultranazionaliste uno spazio autonomo in Parlamento e l’ambizione di contare, influenzando da destra il governo conservatore che con ogni probabilità uscirà dalle urne.
La cronaca apparentemente gli dà ragione. Un aereo non militare cinese ieri ha sorvolato le isole Senkaku (Diaoyu per la Repubblica Popolare) ed è perciò entrato in quello che Tokyo considera il suo spazio aereo. La «forza di autodifesa» nipponica in risposta ha fatto decollare otto suoi caccia F-15 da Okinawa. Per Pechino l’apparecchio Y- 12 ha compiuto un’operazione «assolutamente normale perché quelle isole sono cinesi dall’antichità », oltretutto nel 75° anniversario dell’inizio del massacro di Nanchino da parte dell’esercito imperiale, celebrato da 10 mila persone. E mentre il Giappone esprime frustrazione per il gesto che segue a un gran numero di analoghe incursioni in mare, gli Usa cercano di ostentare distacco. Ishihara no. Tutt’altro. È sulle disabitate Senkaku che ha costruito la sua discesa in campo, provando ad acquistarne alcune da un costruttore pieno di debiti. Quando il premier Yoshihiko Noda ha voluto sottrarli all’estrema destra, ecco esplodere l’ira cinese. Ed ecco l’humus per la discesa in campo.
Il Giappone che Ishihara propone è il «Paese felix» degli anni 60. Shintaro era celebre per un romanzo di nippo-bohème, «La stagione del sole», scritto quando studiava ancora, mentre il fratello minore Yujiro, morto 25 anni fa, era il bello, star del cinema tuttora celebre. Si sentivano loro il Giappone del boom. Adesso, fondato un partito, Ishihara pare ripetersi, alleandosi col carismatico sindaco di Osaka, Toru Hashimoto, poco meno della metà dei suoi anni. La carica anti establishment di Hashimoto si attenua alleandosi col più veterano dei veterani, ma entrambi evocano un Giappone che ritocchi la sua Costituzione pacifista, si doti di un esercito vero, non si faccia imbrigliare dal tabù nucleare. Già nell’89 Ishihara sognava — in un libro — «Un Giappone che sa dire no». Allora pensava agli Usa, oggi forse lo direbbe anche alla Cina.
Marco Del Corona
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