Tagli e risparmi per 33 miliardi così la spending review delle famiglie

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MILANO – Un miliardo di euro di telefonate in meno. Sei miliardi (potenziali) risparmiati su benzina e gasolio per l’auto, 18 miliardi sulla casa. Basta cappuccino al bar e niente macchina nuova. Le famiglie tricolori festeggiano, si fa per dire, il successo della loro personalissima
spending review.
I conti domestici faticano non tornano da tempo: la pressione fiscale è salita in un anno dal 42,5% al 44,7%, il potere d’acquisto è crollato del 4,1%. Ma le migliaia di finanziarie fai-da-te avviate tra le mura di casa – un lavoro certosino di forbice su entrate e uscite che ha cambiato molte delle nostre abitudini quotidiane – ha già  regalato agli italiani tagli (o mancate spese) per almeno 33 miliardi.
RISPARMI A QUATTRO RUOTE
L’auto è la vittima eccellente dell’austerity casalinga. Una scelta quasi obbligata: la raffica di aumenti delle accise (sulla verde sono salite del 22% tra gennaio e agosto 2012, sul diesel del 33%) ha fatto decollare i prezzi del carburante. E noi, difficile fare diversamente, ne compriamo sempre meno. Nei primi 10 mesi dell’anno – calcola l’Unione Petrolifera – abbiamo tagliato del 9,9% la spesa per il pieno. Nei nostri serbatoi sono entrati 3,4 miliardi di litri in meno – quanto basta per fare un milione di volte il giro della Terra – pari (in teoria) a un risparmio secco di 6 miliardi. Peccato che l’aumento delle tasse si sia mangiato con gli interessi i sacrifici. Secondo Econometrica la spesa delle famiglie tricolori alla voce “benzina e gasolio” salirà  quest’anno di 4 miliardi a 71,8 miliardi. Solo tra gennaio e ottobre le entrate dello Stato grazie alle tasse sui carburanti sono cresciute di 3,5 miliardi malgrado il crollo dei volumi. Nessuno si stupisce, visti i costi di gestione, se in tantissimi hanno rimandato l’acquisto dell’auto. Le vendite sono crollate del 20% rispetto a un anno fa e quest’anno gli italiani investiranno “solo” 28,7 miliardi per sostituire la loro quattroruote, 7 miliardi in meno del 2011.
SPREAD, TELEFONO, CASA
Piange il telefono. Di fronte alla corsa dello spread e al calo delle entrate familiari, gli italiani – facendo violenza a se stessi – hanno imparato a usar meno il cellulare. Nei primi nove mesi dell’anno le entrate di Tim, Vodafone e Wind sono calate di oltre un miliardo di euro, Un po’ è colpa (o merito, dipende dai punti di vista) del colpo di forbice alle tariffe. Buona parte della flessione però si spiega con il calo di traffico. Nel terzo trimestre dell’anno, calcola il bilancio di Telecom Italia, il mobile ha visto scendere il suo giro d’affari del 13%, molto di più del -7,5% dei prezzi.
La spending-review ha obbligato pure molte famiglie a mettere in freezer i loro piani per metter su casa. Nel terzo trimestre di quest’anno le compravendite di abitazioni tra privati – certifica l’agenzia del territorio – sono state 95mila, il 26% in meno di un anno
fa quando già  il mercato batteva la fiacca. La spesa totale degli italiani per il mattone calerà  a fine anno di 18 miliardi. Volumi ridotti al lumicino come non si vedeva dagli anni ’90. I crolli dei prezzi (-8,4% nel 2012, ma per l’Istat potremmo arrivare a -20%) non sono bastati a scaldare gli aspiranti compratori. Le concessioni di nuovi mutui immobiliari sono crollate del 44%. E chi ha già  sul groppone un prestito dalla banca fatica sempre di più a pagare la rata, come capita al 22,6% delle famiglie. Colpa pure dell’aumento dell’imposizione. L’Imu dovrebbe portare nelle casse dello stato nel 2012 oltre 23 miliardi di euro, cinque in più delle previsioni.
UN CARRELLO LOW COST
Più pollo e meno pesce. Più pane e meno vino. Più farina, cacao e uova e meno merendine confezionate. La finanziaria fai-da-te ha cambiato pure l’identikit del nostro carrello della spesa. Compriamo meno cibo (- 1,5% nel 2012), risparmiamo puntando sui prodotti senza marca (arrivati ormai al 20% del mercato) e sugli hard discount (l’unica tipologia di punti vendita ancora in attivo) e rivedendo il mix dei piatti in tavola. Il boom delle vendite di olio d’oliva (+7%), farina (+8%) e latte (+2%) – materie prime della gastronomia domestica – sono la testimonianza di come negli ultimi mesi siano state tagliate le uscite al ristorante e il cappuccino al bar. Tengono anche cibi poveri come pane e pasta (+3%) mentre la scure dell’austerity – per la gioia dei bovini – ha ridotto del 6% la spesa per la bistecca. Resta invece in quota (+1%) la domanda per i poveri polli, rei solo di essere più economici. L’onda lunga dell’austerity non risparmierà  nemmeno Babbo Natale. La spending review non fa mai festa e gli italiani spenderanno per regali e cenoni “solo” 36,8 miliardi, uno in meno del 2011. San Silvestro, stavolta, si dovrà  accontentare di fuochi d’artificio low-cost.


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