Statali, 260mila precari senza futuro

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ROMA — Nelle pieghe della pubblica amministrazione ci sono 260 mila precari e 7.300 impiegati in «eccedenza», calcola il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi in base ai tagli previsti dalla spending review.
E aggiunge due postille. La prima riguarda gli esuberi: chi avrà  maturato entro il 2014 i requisiti per andare in pensione potrà  farlo con le regole vigenti prima della riforma
Fornero. La seconda postilla è una suddivisione per settore del numero dei precari: 130.000 nella scuola, 115.000 nella sanità  e enti locali e 15.000 nelle amministrazioni centrali. Per loro «non è ipotizzabile una stabilizzazione di massa». Si può invece pensare «ad una proroga».
Il ministro parla alla Camera, durante una audizione. Le sue parole e, soprattutto, le sue stime suscitano un vespaio di polemiche. I sindacati insorgono. La Cgil contesta le previsioni del ministro che, per questo, è accusato di essere «in stato confusionale». «Fino al 28 novembre, data del penultimo incontro di palazzo Vidoni, i precari erano 235 mila», si legge in una nota. La Cisl caldeggia anche altri concorsi e giudica «grave un taglio con l’accetta» di un numero così consistente di persone: «Sui precari, il governo non può fare come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia» raccomanda il segretario generale, Raffaele Bonanni. «Spero sia ragionevole e ci venga incontro». La Uil, pure assai critica, parla di «pubblica amministrazione allo sbando». «Si continuano a dare i numeri su tagli, eccedenze, dimensione del precariato, ritorno ai prepensionamenti, senza dire nulla sulle prospettive di efficienza e di rilancio della pubblica amministrazione», rimarca il segretario confederale, Paolo Pirani. Alle proteste della giornata si aggiungono in serata quelle degli operatori culturali che accolgono Patroni Griffi e altri quattro ministri (Severino, Giarda, Profumo e Ornaghi) alla prima della Traviata, che apre la stagione del Teatro San Carlo di Napoli. Fa discutere inoltre l’idea che, per smaltire le eccedenze, lo statale in esubero possa andare in pensione con le vecchie regole. Come mai questa disparità  di trattamento tra pubblico e privato? «Abbiamo avuto per decenni riorganizzazioni nel privato a carico del pubblico», risponde il ministro. «Ci sono state masse di dipendenti che sono passate a carico della spesa pubblica con le riorganizzazioni industriali. Che lo Stato per riorganizzare se stesso possa procedere alla gestione delle eccedenze anche mandando in pensione persone con requisiti diversi rispetto al privato non lo trovo scandaloso».
Statali nel mirino. Ai parlamentari, il responsabile della Pubblica Amministrazione spiega che il fenomeno dei precari, è «un problema che si è accumulato nel corso degli anni ed è legato anche al blocco del turn over». Per questa ragione «non si può pensare che sia un problema risolvibile in pochi mesi» né, appunto, si può immaginare una «stabilizzazione di massa» di questo personale, altrimenti «si avrebbe un blocco delle assunzioni di giovani per molti anni». Ogni soluzione «deve essere graduale».
Il governo pensa ad una proroga- ponte per uscire dall’impasse e risolvere temporaneamente il problema. Patroni Griffi chiarisce che è allo studio una deroga al limite massimo per i contratti a termine (3 anni) che, in casi specifici, può arrivare a 60 mesi.


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