Sfruttamento e business nel rapporto Cgil
Agrumi, angurie, pomodori le principali colture coinvolte, ma numerose sono le segnalazioni relative all’export dei vini e alla macellazione clandestina. Il rapporto è arricchito da contributi del presidente onorario dell’Osservatorio Giancarlo Caselli, Stefania Crogi (segretaria generale Flai Cgil), e Serena Sorrentino (segretaria Cgil).
La ricerca ha coinvolto 14 regioni e 65 province. Oltre alle regioni del Sud, forte è l’esplosione del fenomeno al Centro-Nord, in particolare in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Lazio. E sempre più si associa ad altre forme di reato: sofisticazioni alimentari, truffa e inganno per salari non pagati, contratti di lavoro inevasi, sottrazione e furto dei documenti, gestione della tratta interna e esterna dei flussi di manodopera, riduzione in schiavitù.
Secondo l’indagine, poi, il caporalato in agricoltura ha un costo per le casse dello Stato in termini di evasione contributiva non inferiore a 420 milioni di euro l’anno. Per non parlare della quota di reddito (circa -50% della retribuzione prevista dai contratti nazionali e provinciali di settore) sottratta dai caporali ai lavoratori, che mediamente percepiscono un salario giornaliero che si attesta tra i 25 euro e i 30 euro, per una media di 10-12 ore di lavoro, tutto nell’illegalità , e comunque nel sommerso parziale. Il rapporto spiega che i caporali impongono anche le proprie tasse giornaliere ai lavoratori: 5 euro per il trasporto, 3,5 euro per il panino e 1,5 euro per ogni bottiglia d’acqua consumata.
Da gennaio a novembre del 2012, sono 435 le persone arrestate per: riduzione in schiavitù, tratta e commercio di schiavi, alienazione e acquisto di schiavi. Dall’entrata in vigore della norma che istituisce il reato di caporalato le persone denunciate o arrestate sono solo 42. Sono 27 i clan che si occupano di business legati alle ecomafie, alle agromafie e al consumo del territorio dovuto all’abusivismo edilizio e sversamento illegale dei rifiuti. Un giro d’affari che si aggirerebbe tra i 12 e i 17 miliardi di euro l’anno, circa il 10% dei guadagni della criminalità mafiosa.
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