Scontro duro Renzi-Bersani E si apre il caso dalla Chiesa

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ROMA — Domani si vota e le primarie, dopo aver portato il Pd al 30%, rischiano di naufragare nel caos. Per colmare i nove punti che lo separano da Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi ha deciso di giocarsi il tutto per tutto, denunciando presunti brogli e invitando gli elettori non iscritti al ballottaggio a presentarsi comunque ai seggi. Roberto Reggi, capo della campagna del sindaco di Firenze, la mette così: «Non siamo preoccupati per quello che accadrà  domani, dovrebbero esserlo loro, che hanno violato le regole». Non siete voi che non avete rispettato i patti, spronando i vostri sostenitori a ignorare la decisione dei garanti? «Non guardiamo la pagliuzza quando a carico di Bersani c’è una trave grossa così. Ci sono in giro 4 milioni di schede mai ritirate e ci viene il dubbio che qualcuno le stia precompilando a manetta». Accuse gravi, che gettano un’ombra sull’epilogo di una gara che Bersani aveva immaginato come «una festa della democrazia».
Alle 10 e mezza della sera il segretario smentisce sospetti e accuse: «Noi brogli non ne facciamo». E ancora più dura è la reazione del coordinatore del suo comitato, Roberto Speranza: «Ora basta. Gli ultimi atti di Renzi sono un sabotaggio di una giornata importante di democrazia per l’Italia». Lo stesso Bersani nel pomeriggio aveva avvertito Renzi paragonandolo al Berlusconi che invocava norme ad personam e ricordandogli che «prima vengono le regole e poi il consenso». È l’ora della delegittimazione reciproca, di veleni e accuse incrociate. L’estrema frontiera della rissa sono pubblicità  a pagamento e manifesti, con Bersani che insiste sulla violazione da parte di Renzi per aver pubblicato un avviso su alcuni quotidiani e il sindaco che denuncia manifesti 6×3 del segretario e il rogo, a Napoli, di elenchi di votanti.
A Bersani, Renzi ha chiesto di ritirare il ricorso contro di lui. Ma il segretario non cede, conferma che «non si cambiano le regole in corsa» e lancia un appello al rivale: «Non sfregiamo le primarie». Al Nazareno l’allarme è alto. Si temono tensioni ai seggi, tanto che il servizio d’ordine sarà  potenziato come accade davanti alle discoteche con i buttafuori. A confermare la preoccupazione è la notizia che Luigi Berlinguer, presidente del comitato dei garanti, ha continui contatti con il Viminale. Il massiccio bombardamento di mail virali scatenato dagli amici del sindaco (e l’assalto di messaggi seriali via Facebook) hanno ostacolato le registrazioni last minute per il ballottaggio. Renzi ha chiesto ai Garanti di consentire a chiunque lo voglia di registrarsi domenica anche a urne aperte e sente di essere vicino al traguardo: oggi, dicono i suoi, Bersani non potrà  fare altro che aprire i seggi a tutti. Il comitato dei Garanti, intanto, ha valutato l’esposto di Bersani, Vendola, Puppato e Tabacci contro Renzi e censurato il comportamento del sindaco, stigmatizzando come una «apprezzabile anomalia» gli annunci a pagamento pubblicati dalla fondazione Big Bang. L’espulsione dello sfidante, che qualcuno aveva evocato a mo’ di provocazione politica, è stata ritenuta da Bersani «una follia». Il segretario non ha alcun interesse a drammatizzare ancor più la contesa e a fornire alibi allo sfidante. «Io ho violato le regole? Una barzelletta che non fa ridere», è il commento amaro del sindaco di Firenze. I renziani più accaniti rilanciano sui social network la suggestione di «una sorpresa lunedì» e sperano sia vero che il sindaco, in caso di sconfitta, sia pronto a contestare il risultato e correre per Palazzo Chigi con una sua lista. Ma Renzi, intervistato da Mentana su La7, scaccia i sospetti: «Perdere e correre lo stesso sarebbe sleale. Rispetteremo l’esito».
Nello staff del segretario si ostenta calma olimpica, con la convinzione che lo sfidante non abbia alcuna convenienza a uscire dal Pd. I sondaggi riservati sulla scrivania del leader danno Bersani al 57-58%, dato che il capo del Pd ritiene attendibile perché convinto che l’assalto di Renzi per mobilitare i suoi non abbia modificato granché la platea di votanti. Ma il segretario sa che il suo risultato sarà  pesato e dice che «il ballottaggio è bello vincerlo anche 51 a 49».
Oggi potrebbe essere la giornata più difficile. La sensazione di Renzi è «che prevalga la paura» e che sarebbe stato meglio «chiudere col sorriso, non con astio e rancore». In questo clima è comprensibile che i duellanti neghino ipotesi di patto o ticket che veda Bersani a Palazzo Chigi e Renzi al partito. «Non ho in programma di fare ammuina», promette il sindaco. E il segretario prende tempo: «Non mi piace fare bilance, bilancini, o tavolini…». Intanto a Milano, si apre il caso di Nando dalla Chiesa: la sua domanda di registrazione sarebbe stata respinta (in un primo momento) perché considerata generica la giustificazione. Successivamente, la decisione è stata parzialmente rivista e la richiesta è finita sub-judice.


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