Sanzioni dure per costringere l’azienda a fare investimenti

by Sergio Segio | 1 Dicembre 2012 5:43

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La parola indubbiamente è grossa, ma va compresa: nel consiglio dei ministri di ieri la preoccupazione maggiore era quella di creare un apparato sanzionatorio potente, tale da dissuadere la proprietà  dal non assolvere al proprio dovere di risanamento, che costerà  all’azienda 3 miliardi nei prossimi tre anni. L’esproprio, dunque, è per il governo l’extrema ratio, una misura che può derivare da una procedura di amministrazione straordinaria in cui il commissario decida, anziché il risanamento o la liquidazione, la vendita dell’azienda. Ma in nessun modo, è stato chiarito in seno al consiglio, il governo intende procedere a una nazionalizzazione.
Riepilogando, il decreto dà  forza di legge all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). A decorrere dall’entrata in vigore dello stesso, l’Ilva proseguirà  la propria attività  produttiva e la commercializzazione dei prodotti per tutto il periodo di validità  dell’Aia (tre anni). Di conseguenza i provvedimenti di sequestro e gli altri provvedimenti cautelari della magistratura dovranno consentire «in ogni caso» la prosecuzione dell’attività .
La responsabilità  e la gestione degli impianti restano all’Ilva, che dunque non viene commissariata. Ma un decreto del presidente della Repubblica, dopo la deliberazione del governo, nominerà  un garante, su proposta del ministro dell’Ambiente, di concerto con quelli dello Sviluppo e della Salute. Dovrà  trattarsi di una figura di «indiscussa indipendenza, competenza ed esperienza». Il suo compito sarà  «vigilare sulla attuazione delle disposizioni del decreto».
Il garante, che durerà  tre anni e non percepirà  più di 200 mila euro, avvalendosi dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e sentendo le rappresentanze dei lavoratori, acquisirà  le informazioni e gli atti ritenuti necessari, che l’azienda, le amministrazioni e gli enti interessati dovranno tempestivamente fornire. Quindi segnalerà  al presidente del Consiglio, al ministro dell’Ambiente e della Salute «eventuali criticità » riscontrate nell’attuazione dell’Aia. Non solo. Potrà  proporre «le idonee misure» correttive, che andranno dal semplice richiamo, alla sanzione amministrativa pecuniaria fino al 10% del fatturato annuo, fino all’«eventuale adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria, anche in considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione». Questo è il passaggio in cui si fa riferimento all’ipotesi estrema di una perdita di gestione da parte dei Riva o addirittura di proprietà .
Di tutto questo il ministro dell’Ambiente riferirà  semestralmente alle Camere. Il provvedimento potrà  costare allo Stato fino a complessivi 600 mila euro, 200 mila dei quali andranno al garante perché sia dotato di autonomia.
Antonella Baccaro

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