by Sergio Segio | 13 Dicembre 2012 9:29
MILANO — Lo ha reso noto lui stesso. Da casa di Daniela Santanchè dove si trova agli arresti domiciliari. Il messaggio lo affida a Twitter. Il graffio è per la categoria: «Sospeso dall’Ordine dei giornalisti. Grazie, colleghi».
Alessandro Sallusti non è più il direttore responsabile de il Giornale. Almeno fino a domani quando si celebrerà il processo per l’evasione dai domiciliari. Se i giudici dovessero revocare l’ordine di custodia cautelare, Sallusti verrebbe automaticamente reintegrato. Ma una nuova sospensione potrebbe arrivare il 17 gennaio, quando il direttore del quotidiano di Paolo Berlusconi si ritroverà di fronte all’Ordine lombardo per l’altro provvedimento disciplinare, quello che riguarda la violazione delle norme deontologiche. Due le contestazioni: omesso controllo e mancato rispetto della verità sostanziale dei fatti per l’articolo apparso su Libero quando lui era direttore responsabile.
«Un atto dovuto» spiegano dall’Ordine. Previsto dalla legge che regolamenta la professione giornalistica. Che però non ha mancato di scatenare nuove polemiche e critiche. In primis quelle di Margherita Boniver: «Inaudita e incomprensibile la sentenza dell’Ordine dei giornalisti che ha sospeso Sallusti. Questa presa di distanza di un collega “reo”, in seconda battuta, di omesso controllo di un articolo diffamatorio spiega senza mezze misure il tragico doppiopesismo che da molto tempo vige nell’Ordine. Provo vergogna per quei giornalisti che di fronte alla gravissima detenzione di Sallusti trovano il tempo per prenderne le distanze comportandosi come un tribunale etico». Va all’attacco anche Daniele Capezzone, mai tenero con gli albi professionali. «L’Ordine dei giornalisti va semplicemente abolito. Nei Paesi liberali, non esiste nulla di simile. Non esiste alcuna ragione per tenere in piedi questo emblema del più vecchio spirito corporativo, che rappresenta solo una barriera all’accesso alla professione e al libero esercizio dell’attività giornalistica». Anche Vittorio Feltri è sul piede di guerra. Prima su Twitter: «Sallusti sospeso dall’Ordine. Dopo la galera, la condanna alla disoccupazione. Proposta liberale: aboliamo l’Ordine». Oggi con un editoriale dai toni molto forti su il Giornale.
In questo caso, però, l’Ordine c’entra poco anche se la votazione non è stata unanime. Perché la disciplina è affidata alla legge 69 del 1963, dove all’articolo 39 si legge quanto segue: «Ove sia emesso ordine o mandato di cattura, gli effetti dell’iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato o dell’ordine». Ed ecco il testo inviato dall’Ordine a Sallusti: «L’Ordine — si legge nella motivazione che ha portato alla sospensione — prende atto altresì che secondo l’articolo 39, secondo comma della citata legge del 1963, numero 69, gli effetti dell’iscrizione all’albo del giornalista Sallusti devono considerarsi allo stato sospesi per la durata del provvedimento cautelare e che la sospensione verrà automaticamente meno all’atto in cui tale provvedimento verrà a cessare». Lo dice il presidente dell’Ordine lombardo, Letizia Gonzales, lo ripete Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale: «Sallusti non è stato sospeso dall’Ordine a conclusione di un procedimento disciplinare. Lo è stato per un obbligo di legge che prevede tale automatismo in caso di arresto». Lo stesso cdr de il Giornale si mostra prudente. Almeno per quanto riguarda la sospensione. Altro discorso per il provvedimento del 17 gennaio.
A Roma si respira un’altra aria. È partita una raccolta di firme tra i parlamentari per chiedere la grazia al presidente Giorgio Napolitano. A oggi, le firme sono circa un centinaio. La loro speranza è che Sallusti possa lasciare i domiciliari prima di Natale.
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