Regali, mazzette e bandi su misura “Così al Pirellone si pilotava la sanità ”

by Sergio Segio | 14 Dicembre 2012 5:54

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MILANO – Nessuna frase rende così bene l’impasto che in Italia lega medicina, business della sanità  e traffici dei satrapi delle Regioni come quella pronunciata dal primario di Saronno Daniele Nassiacos: «L’emodinamica è una cosa politica, una sorta di do ut des». Nassiacos è uno degli indagati nell’inchiesta sui bandi pilotati per le tecnologie sanitarie in Lombardia. La sua affermazione – che degrada a oggetto di scambio politico un progetto diagnostico per prevenire infarti – è in una delle intercettazioni depositate nell’avviso di conclusioni indagini inviate dalla procura di Milano a venticinque tra manager di Asl e ospedali lombardi e fornitori di macchinari. Un’associazione per delinquere, per il pm Carlo Nocerino, al cui vertice c’era Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità  e braccio destro del governatore Roberto Formigoni, con il quale è indagato per corruzione anche nel caso Maugeri. Per il primario è importante far passare il progetto dell’emodinamica e il direttore generale dell’ospedale deve saperlo perché «gli aprirà  qualche porta in più».
«MAZZETTA DI 200 MILA EURO»
L’informativa del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza è una specie di manuale su come si pilotano i bandi. Fase per fase viene ricostruito ogni passaggio del sistema, dalle nomine dei direttori generali alla presentazione dei progetti, i contatti successivi, la preparazione della bozza del capitolato di gara, la conferenza stampa di lancio con «fuochi d’artificio», come dice uno degli indagati. Si parte dalla testimonianza dell’imprenditore Pio Piccini, coinvolto in altre indagini, che avrebbe versato 200mila euro a un faccendiere, G. B., «affinché il medesimo, grazie ai propri contatti con funzionari della Regione Lombardia, in particolare Lucchina, potesse garantire l’avvio di un progetto di sperimentazione di Telemedicina, denominato Home-care, presso l’ospedale di Lecco». Piccini, a sua volta, va inserito nelle spartizioni perché, dice G. B. intercettato in auto, «deve a Formigoni 50mila euro, faglieli recuperare cinquemila volte, diecimila volte, come c… vuole». Quando sanno che Piccini è sotto inchiesta, i due faccendieri temono: «Siamo sicuri che questo adesso non tiri fuori che ha dato soldi a Formigoni… non più tardi di un mese fa il tuo presidente mi ha detto di rimetterlo in pista, eh?».
«VOGLIO IL BLACKBERRY»
Ma è soprattutto il supermanager della Sanità  lombarda che va oliato. Il 25 gennaio del 2011 M. B. e un altro procacciatore d’affari per le società  del settore si accorda con G. B. per i regali da portare: «Quanti erano i salami, quanti i cotechini?». Il direttore, però, va trattato come si deve. «Che non sia la solita bottiglia, qualcosa di degno». Non si disdegnano altri tipi di cadeau, ad esempio «un modellino di aeroplano». Sul versante hi-tech, però, Lucchina è esigente. G. B., l’uomo che si definisce il suo «interlocutore assoluto», uscendo dalla sede dell’assessorato dice a A. C., un piccolo dirigente Telecom, che il Samsung Galaxy, donato da G. A., «non gli piace, non gli serve e non lo vuole perché vuole il Blackberry» e che sia l’ultimo modello, quello «con la slitta scorrevole». A. C. provvede. «In base al contenuto di alcuni sms è stato rilevato– scrivono i finanzieri – che il cellulare richiesto da Lucchina è un Blackberry Torch 9800».
PROCEDURA ALLEGGERITA
I finanzieri seguono e filmano i numerosi incontri tra Lucchina e i faccendieri. E intercettano una telefonata tra Nassiacos e Rienzo Azzi, consigliere regionale del Pdl, che lo rassicura: «La cosa si fa sicuramente». Azzi giura di essere «intervenuto con esito positivo su Paolo Alli», il sottosegretario di Formigoni. Emblematica anche questa conversazione tra M. B. e Sergio De Poli, presidente di General Electric Healthcare Italia, vicino a Cl. «De Poli: “Scusa, ma un attimo… ‘sta gara cosa vuol dire”?
M. B.: “È un pro forma… vogliono una ricerca di mercato… Abbiamo già  individuato che non c’è concorrenza”».
Poco dopo, De Poli: «”… Si può fare anche con una procedura alleggerita, insomma, ecco…”».
M. B: «Quando ci vediamo ti spiego.. Siccome c’è già  stato l’incontro in Regione tra il nuovo direttore di Lecco (Lovisani) e il direttore in Regione (Lucchina)… tu quando sei a Milano? Magari ti vengo a trovare e ti spiego due cose… «.
Quanto ai vertici degli ospedali, per i finanzieri, mostrano «una certa sudditanza nei confronti di tale gruppo multinazionale».
VIA LIBERA DI LUCCHINA
Uno dei progetti, prima ancora che si approntasse il bando, è stato già  presentato al Pirellone. «Gli strumenti che abbiamo presentato in Regione… quello che avevamo già  presentato a Formigoni, a Bresciani e compagnia… Erano venuti giù i vertici della General Electric – ricorda uno degli sponsor delle aziende fornitrici – Questo progetto Lucchina l’ha già  benedetto». Qui Formigoni non è indagato. Ma il suo nome è evocato spesso. Racconta il responsabile degli acquisti dell’ospedale Niguarda: «Pasquale Cannatelli (all’epoca direttore del Niguarda, oggi al Sacco, ndr) si è messo a urlare come un pazzo, ha perso… Bisogna avere delle pressioni. Formigoni di qua, Formigoni di là …». Il funzionario, però, non ci sta: «A me non me ne frega niente dei suoi rapporti con Formigoni, non me ne può fregare di meno». Poi, però, annotano i militari, il bando va in porto: «Pare evidente che i due, a seguito della riunione, si siano accordati per redigere un bando di gara stringente (…). Si evidenzia che tale scelta sembrerebbe proprio essere stata determinata dalle direttive di Cannatelli, il quale avrebbe subito le pressioni di General Electric e Formigoni». Chi però seguiva da vicino i progetti delle aziende interessate era Lucchina: «Dev’essere pubblicata la gara entro la fine di questo mese perché se no perdiamo il finanziamento e Lucchina sta facendo una pressione esagerata».

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