QUEL MANUALE PER VERI FRATELLI

by Sergio Segio | 27 Dicembre 2012 11:24

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La rivalità , l’odio ma anche l’inseparabilità  hanno caratterizzato i rapporti fra fratelli fin dall’inizio della storia umana, influenzando inevitabilmente lo sviluppo e il funzionamento mentale di ogni uomo, sia sul piano conscio che su quello inconscio. Probabilmente per esorcizzare gli impulsi fratricidi, la comunità  umana ha amplificato la storia dell’uccisione di Abele da parte del fratello Caino, un tabù fondante che avrebbe dovuto interdire gli impulsi violenti, pericolosi per la sopravvivenza della famiglia e della stessa organizzazione sociale. Nel film di Visconti Rocco e i suoi fratelli dei primi anni ’60 la rivalità  e l’odio fra fratelli esplodono nel passaggio conflittuale dal mondo contadino a quello della metropoli industrializzata, mettendo in crisi l’autorità  paterna che aveva garantito fino ad allora la coesistenza fra
fratelli e le loro pulsioni negative.
Nonostante siano passati molti millenni dalle storie bibliche le dinamiche fra fratelli sono ancora oggi di grande attualità , ma sono anche ricche di implicazioni soprattutto per la teoria psicoanalitica, che spesso è stata restrittivamente identificata con le dinamiche edipiche fra figli e genitori. Giunge a proposito il libro dello psicoterapeuta napoletano Massimiliano Sommantico su il Fraterno (sottotitolo “Teoria, Clinica ed Esplorazioni Culturali”) che fa riferimento alle dinamiche fraterne nella vita di Freud, di Melanie Klein e di Lacan e nei contributi teorici degli esponenti del movimento psicoanalitico.
Sigmund Freud, da primogenito, si era preso cura dei numerosi fratelli e sorelle, che avevano suscitato spesso in lui preoccupazioni ed apprensioni. Ma l’evento che più aveva lasciato dei segni nella sua mente era la morte del fratellino Julius quando il piccolo Sigmund aveva un anno, come successivamente ricordò in una lettera al suo collega Fliess: “devo… aver accolto mio fratello di un anno più giovane (morto a pochi mesi) con desideri cattivi e reale gelosia infantile; la sua morte ha lasciato in me il germe di un rimorso”.
Lo scenario fraterno è ormai delineato e si amplierà  nell’Interpretazione dei sogni quando Freud fa riferimento al suo amore infantile per il nipote, nonostante i continui litigi fra loro. In un saggio successivo e piuttosto controverso, Totem e tabù, Freud ipotizzò che nella storia umana la primitiva ostilità  fra fratelli si sarebbe indirizzata contro il padre, che un “clan fraterno” avrebbe bandito il fratricidio e riaffermato il valore della solidarietà , con un passaggio dalla naturalità  del potere paterno al mondo della cultura e della collaborazione.
Ma a livello inconscio continuerebbe a permanere l’odio e la violenza primitiva, come scrive Melanie Klein nel suo saggio Tendenze criminali nei bambini normali,
secondo cui i piccoli albergherebbero nella loro mente fantasie violente di “mutilazione e di squartamento” verso i bambini che si trovano nel grembo della madre. Lo scenario fosco e apocalittico dipinto dalla Klein è tuttavia mitigato da altri studiosi come Winnicott che mitiga l’ostilità , la gelosia e il desiderio nei bambini di sopprimere il fratellino.
Negli ultimi capitoli del libro la prospettiva sul fraterno si allarga anche al cinema e alla letteratura che hanno trattato questo tema sempre in modo appassionante, basti pensare al bellissimo libro di Robert Stevenson – Il Master di Ballantrae – che racconta l’odio, la rivalità  e la diversità  fra i due fratelli che dopo essersi detestati tutta la vita riposano uno accanto all’altro nel momento della morte.
Va detto però che oggi i bambini sono perlopiù figli unici – dato il drastico calo della natalità  – e il mondo dei fratelli, come è stato vissuto in passato, rischia di diventare una paleoantropologia. Le conseguenze che questo cambiamento può avere sullo sviluppo del bambino apre un nuovo capitolo che merita di essere esplorato

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