Provaci ancora cancelliera, La Cdu rielegge Angela Merkel

by Sergio Segio | 5 Dicembre 2012 8:28

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Nessuno le ha conteso la guida della Cdu, l’Unione democristiana che conduce ormai da dodici anni, o si è proposto come candidato alternativo al ruolo di Cancelliere: la compattezza dei conservatori tedeschi dietro il loro capo è assoluta.
Difficilmente sarebbe stato plausibile uno scenario diverso: le chance di vittoria della Cdu alle elezioni federali del settembre 2013 sono tutte legate, infatti, all’alto consenso di cui gode in patria la Cancelliera. Per la maggioranza dei tedeschi lei è il migliore gestore della crisi economica europea. Leggasi: il migliore difensore degli interessi tedeschi nei vertici di Bruxelles.
L’effetto-Merkel dà  ossigeno a un partito che per la verità  non gode di ottima salute. Domenica scorsa ha perso clamorosamente le elezioni a Karlsruhe, ricca città  del Baden storicamente democristiana, che ora sarà  governata da un sindaco socialdemocratico. A poco più di un mese dalla vittoria delle sinistre a Stoccarda, altro bastione conservatore, è la conferma di un trend significativo: ormai solo sei delle venticinque maggiori città  tedesche hanno un borgomastro democristiano.
Una difficoltà  ad attrarre a sé il voto urbano che è riconducibile, almeno in parte, alle posizioni arretrate che la Cdu difende su temi come i diritti degli omosessuali. Posizioni avanzatissime se confrontate a ciò a cui siamo abituati in Italia, ma che nelle città  tedesche risultano assai demodé. Non a caso, proprio sull’equiparazione del trattamento fiscale fra coppie «regolarmente» sposate e unioni civili (in tedesco Lebenspartnerschaften) si consuma l’unico verso scontro nel congresso di Hannover. La normativa attuale prevede che il calcolo del quoziente familiare nell’imposta sui redditi sia riservato solo al matrimonio: una discriminazione che una parte della Cdu vorrebbe superare.
La Cancelliera Merkel si è esposta con la consueta, abile prudenza: come «semplice delegata» del congresso è contraria alla modifica della legge in vigore, ma come segretaria desidera che si svolga un confronto senza esiti precostituiti. Una strizzata d’occhio ai più conservatori, ma anche una sostanziale apertura agli amici di partito meno bigotti. In puro stile-Merkel. Parole più nette, invece, a difesa dell’operato del suo governo, definito addirittura «il migliore dagli anni della riunificazione» per i risultati ottenuti in campo economico. La quota di disoccupazione, in effetti, è bassa: secondo le statistiche ufficiali, appena il 5,3% della popolazione attiva. Ma è un dato che non dice tutto, come affermano opposizioni e sindacato: un quarto delle persone che lavora, infatti, percepisce salari molto bassi (meno di sei euro l’ora) o ha un impiego precario. E povertà  e diseguaglianza sono in costante crescita. Merkel finge di non vedere e attacca gli avversari verdi e socialdemocratici, «colpevoli» di voler alzare le aliquote fiscali per i più ricchi e di proporre la reintroduzione della patrimoniale.
Una linea liberista, quella della Cdu, che è musica per le orecchie dei liberali della Fdp, alleati nell’esecutivo federale. Per bocca del ministro degli esteri Guido Westerwelle si erano fatti sentire alla vigilia del congresso, chiedendo alla Cancelliera di ribadire la volontà  di rinsaldare l’alleanza anche in vista del voto dell’anno prossimo. La risposta non si è fatta attendere: Merkel ha sottolineato che è con la Fdp che vede il maggior numero di punti programmatici in comune, auspicando di poter continuare a governare insieme. Una dichiarazione impegnativa, ma non troppo: in Germania non è un mistero che gli scenari delle possibili coalizioni siano molteplici.
Molto dipenderà  dal superamento della soglia di sbarramento del 5% da parte della Fdp. Secondo gli ultimi sondaggi commissionati dalla tv pubblica Ard, se si votasse oggi i liberali non riuscirebbero a entrare in Parlamento: un risultato che spianerebbe la strada ad un governo composto da socialdemocratici e verdi, che secondo le inchieste d’opinione sommano attualmente il 44% contro il 39% della Cdu (insieme alla bavarese Csu). Ma la cautela è d’obbligo: il prossimo settembre è ancora lontanissimo.

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