Prima sconfitta del sindaco: ho sbagliato io

by Sergio Segio | 3 Dicembre 2012 7:56

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FIRENZE — Il suo unico gesto di esultanza in una domenica a bassissimo voltaggio è stato per il primo gol dei viola di Montella contro la Sampdoria. Un brodino. E non basta la consolazione che da stasera il Pd non sarà  più lo stesso; che neanche il più sfegatato tifoso delle primarie avrebbe mai immaginato un’operazione di marketing di questo respiro; che ha vinto (e pure bene) il collaudato Bersani, ma che mai come stavolta il futuro potrebbe essere dello sconfitto. Matteo Renzi è uno di quei tipetti che all’idea di perdere si riempie di brufoli. E allora provate a immaginare lo stato d’animo che si respirava ieri sera alla Fortezza da Basso, teatro della prima vera battuta d’arresto nella finora irresistibile ascesa del Gianburrasca fiorentino. I suoi fanno buon viso a cattiva sorte («Comunque è stata una grande cavalcata»), distribuiscono panini al salame e sventola pure qualche bandiera. Ma il rospo è duro da ingoiare.
Renzi arriva alle 21.30. Accolto come un vincitore. «Matteo, Matteo».
Sullo schermo scivolano le immagini del tour. «Ho fatto i complimenti a Bersani: è una vittoria netta la sua». Mormorii in sala. Solita camicia bianca e giacca scura: «La nostra idea non è stata vincente. Io ho perso: non voi. Prendiamone atto. Qualcosa ho sbagliato, vi chiedo scusa: non sono riuscito a scrollarmi di dosso l’immagine di ragazzetto ambizioso e non ho vissuto con serenità  le accuse personali». Poi, occhi lucidi, la voce rotta: «E non raccontiamoci che è andata bene: non siamo riusciti a cambiare la politica. Non eravamo qui per una battaglia di testimonianza, ma per vincere». Poi, a La7, ironizza: «La battuta più carina l’ho ricevuta su Twitter: finalmente Renzi ha fatto qualcosa di sinistra. Ha perso». E Roberto Reggi, capo della campagna elettorale: «Ci abbiamo provato: siamo stati un po’ ruvidi, ma era l’unico modo per sfondare».
Non c’è suspence nella domenica del sindaco. Non fa ancora buio e già  si capisce che la partita è persa. Raccontano che la moglie Agnese, uscendo dal seggio a Pontassieve, abbia confidato ad amiche: «Matteo aveva tutti contro. Se lo aspettava. Io sono sollevata, almeno per questa volta non sarò first lady». Che giri male, lo si intuisce poco dopo l’ora di pranzo quando lo staff comunica che la partita di calcetto programmata per le 4 di pomeriggio al campo di via Villamagna è annullata. Non era una sgambata qualsiasi: era qualcosa di scaramantico, un rito già  consumato nel 2009 (primarie per il sindaco) e che si dimostrò vincente. «Matteo rinuncia alla partita perché si è accorto che l’affluenza è in calo e intende usare le ultime ore per mobilitare l’elettorato» fanno sapere dallo staff. Da quel momento, del sindaco non si sa più nulla. Si blinda nella sua casa a Pontassieve con moglie e figli, lasciando allo staff il compito di mantenere alta la tensione. «Matteo non è nervoso, sta monitorando la situazione da casa e si sta godendo la sua famiglia…» dice, sapendo di non poter pretendere di essere creduto, Nicola Danti, responsabile dei comitati, mentre su Twitter saetta il commovente ottimismo di Reggi: «Il calo di votanti ci può favorire».
Anche il Renzi che alle 9 di mattina, ribaltando l’agenda «per non incontrare i giornalisti», si presenta al seggio Arci di piazza dei Ciompi per votare, non è lo stesso di 7 giorni fa. Va così, in questa domenica sgualcita. Alle 22 alla Fortezza è già  tutto finito. Fuori dal teatro, in un angolo buio, riposa il mitico camper. Da una tv rimbalza la voce di Renzi: «Questa non è la fine. Il tempo è dalla nostra parte…».

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