Prefetture e questure il piano dei tagli. La riorganizzazione delle forze di polizia

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ROMA — Dopo il taglio delle province, la scure si abbatte su prefetture e questure. Il governo taglia almeno 70 strutture e i sindacati di polizia già  sono in rivolta. Il regolamento che attua la legge approvata nel luglio scorso arriva in consiglio dei ministri e segna una vera e propria rivoluzione per forze dell’ordine e Vigili del Fuoco. Anche perché, dopo il parere del Consiglio di Stato e delle commissioni parlamentari, entra subito in vigore. Per sostituire gli uffici chiusi si istituiscono i «Presidi territoriali» che però potranno essere al massimo 18. Maggiori poteri vengono assegnati a prefetti che diventano «rappresentanti dello Stato sul territorio». Secondo i calcoli già  fatti dai «tecnici» del Viminale il taglio immediato delle spese sarà  pari a 5 milioni e 700 mila euro, mentre il resto dei risparmi arriverà  grazie al riordino di strutture e personale e dovrà  essere «pari al 20 per cento». Secondo la relazione che illustra il provvedimento «non saranno alterati i livelli di sicurezza», ma proprio su questo le rappresentanze dei lavoratori sono pronte a dare battaglia.
Riordino in 14 articoli
Il regolamento che sarà  esaminato mercoledì riorganizza gli uffici seguendo lo schema già  previsto per la riduzione delle province che passano da 86 a 51. E dunque sono 35 le prefetture e altrettante le questure che dovranno sparire. Al loro posto è stata prevista l’istituzione di 18 Presidi che dovranno garantire, come viene specificato nella relazione «di mantenere invariati i servizi ai cittadini con riferimento alle esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, del soccorso pubblico e della garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali».
L’obiettivo, così come viene specificato nel provvedimento, sono «gli esiti positivi per la finanza pubblica derivanti dal fatto che il nuovo disegno organizzativo, caratterizzato da elementi di flessibilità , comporterà , senza alterare i livelli di sicurezza per i territori, una diversa articolazione territoriale delle strutture a cui potranno conseguire risparmi e ottimizzazioni della spesa pubblica in termini di impiego delle risorse umane, strumentali e logistiche».
Prefetti e questori
Al prefetto nuovi e più incisivi poteri perché «opera quale soggetto garante delle politiche di coordinamento dell’azione amministrativa sul territorio, secondo criteri di collegialità  e raccordo, e nel rispetto dei principi di leale cooperazione e di sussidiarietà . A tal fine si pone inoltre quale recettore istituzionale delle istanze e delle esigenze rappresentate dal territorio e dalle rispettive comunità , attraverso l’istituzione del nuovo Ufficio unico di garanzia dei rapporti tra i cittadini e lo Stato».
Nelle strutture periferiche ci sarà  invece, come prevede l’articolo 7 del regolamento, «il prefetto presidiario coadiuvato ai fini della tutela dell’ordine e della sicurezza da un comitato territoriale dell’ordine e della sicurezza pubblica, con funzioni consultive, composto dal questore presidiario e dai responsabili delle articolazioni periferiche delle altre Forze di polizia e a cui partecipano i sindaci dei comuni compresi nello specifico ambito territoriale, quando siano interessati alle questioni da trattare. Al comitato possono partecipare i componenti dell’ordine giudiziario, d’intesa con il procuratore della Repubblica competente». Nel provvedimento viene specificato che questa collaborazione sarà  garantita anche da «articolazioni dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza».
I tagli alle spese
Nella relazione l’esempio pratico sui risparmi fa riferimento all’affitto degli immobili. Attualmente «risulta un onere finanziario per la locazione pari a 35 milioni e 867 mila euro. Dunque un costo medio pari a 338 mila euro per ogni prefettura. Con l’accorpamento si può arrivare a 17 milioni e 256 mila euro, mentre i Presidi costeranno 6 milioni di euro e dunque il risparmio è quantificabile in 5 milioni e 700 mila euro».
Il taglio del 20 per cento si dovrà  invece ottenere «attraverso la gestione comune del personale, dei sistemi informativi automatizzati, dei contratti e attraverso il vincolo dell’utilizzazione in via prioritaria di beni immobili di proprietà  pubblica».
La battaglia sindacale
Molto duro è Nicola Tanzi, il segretario del Sap, primo firmatario del telegramma al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri per chiedere «il congelamento della soppressione delle questure, altrimenti sarà  mobilitazione». La sua linea è chiara: «Questo regolamento destruttura il sistema sicurezza. Di fronte al blocco del turn over e a una carenza di organico che già  supera le 11 mila persone, la chiusura degli uffici porterà  gravissime conseguenze. Io mi chiedo che senso ha approvarlo, dal momento che la discussione parlamentare sul taglio delle province è ancora in corso». In linea Enzo Letizia dell’Associazione funzionari di polizia, che parla di «declassamento delle questure» e mette in guardia dai «pericoli che derivano da una minore e inevitabile presenza sul territorio».
Secondo Claudio Giardullo del Silp-Cgil «bisogna sottolineare l’importanza di aver portato il questore del presidio a livello pari del prefetto, ma adesso bisogna puntare sulle risorse perché, se saranno toccati gli organici anche di una sola unità , vorrà  dire non garantire il livello attuale di efficienza e sicurezza».


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