Praga Natale di crisi
PRAGA. Le feste di Natale sono state contrassegnate nella Repubblica ceca da una pesante crisi del governo di centro-destra. Mercoledì 20 dicembre il premier Petr Necas ha deposto la ministra della Difesa ceco Karolina Peake, insediata al dicastero appena una decina di giorni prima. «La mia fiducia verso la vicepremier Peake è sottozero», ha spiegato Necas, aggiungendo che «una delle fonti maggiori della sfiducia verso la ministro della Difesa rappresenta il ricambio ai vertici del dicastero della Difesa».
La Peake ha infatti osato rimuovere alcuni personaggi chiave del ministero, da tempo afflitto da numerosi casi corruzione, come il primo viceministro Picek o i vertici della sezione per l’acquisizione degli armamenti. La nuova ministra ha così toccato alcuni degli uomini, che dovevano sorvegliare sull’operato della nuov«a ministro per conto del premier.
Un Parlamento da vendere
Con le dimissioni forzate della Peake e l’uscita dalla maggioranza del suo partito LiDem, il governo Necas ha perso la maggioranza nella Camera dei deputati. Tuttavia non è detto, che l’attuale governo e la sua politica di austerity siano a fine corsa. «Necas doveva sapere, che il suo passo avrebbe provocato un terremoto. E quindi potrebbe adottare una maggioranza variabile con il partito Veci Verejne, attualmente all’opposizione oppure con lo stesso LiDem, le cui chances di successo elettorale sono minime», spiega il politologo dell’area progressista Lukas Jelinek. Inoltre, solo il giorno prima delle dimissioni della Peake, il governo è riuscito a far approvare un ultimo pacchetto di tagli e di provvedimenti di segno neoliberista. «L’approvazione della riforma delle pensioni, del pacchetto di austerity e del bilancio dello stato ha liberato le mani al premier Necas, che ora può muoversi con una maggiore audacia» dice il professore Milan Znoj, eminente politologo alla Facoltà di Filosofia dell’Università Carlo IV.
Sebbene la posizione del governo sembra disperata, non è detto che cada. Nell’ultimo decennio si è infatti sviluppato nella Camera dei Deputati un fenomeno, conosciuto in Italia come il «mercato delle vacche». È ormai una prassi comune, che i governi si reggano su parlamentari, che cambiano schieramento per giochi di palazzo o per convenienze personali. E non a caso, la fiducia dei cittadini verso la Camera dei Deputati è precipitata da tempo sotto il 20%.
Comunismo con marketing
In questa impasse la sinistra di palazzo e di movimento è restata a guardare. Nonostante una pressione inedita dei movimenti cechi contro la politica economica del governo, le numerose crisi della maggioranza sono state frutto di giochi di palazzo piuttosto che di mobilitazioni cittadine, riducendo così la cittadinanza al mero spettatore del teatro-schermo della politica.
A livello della sinistra parlamentare è invece tornato al pettine il nodo delle alleanze. Dopo le recenti elezioni regionali, i socialdemocratici della Cssd hanno formato in quasi tutte le regioni maggioranze di governo con il partito comunista Kscm. Nella regione del sud Boemia, la nuova maggioranza è stata bersaglio di proteste anti-comuniste, fortemente riprese e iperbolizzate dai media.
I vertici della Cssd sono quindi indecisi se replicare tali alleanze anche a livello nazionale o cercare interlocutori – per ora assai improbabili – al centro, non escludendo infine un’ipotesi di Grosse Koalition. I comunisti da canto loro non disdegnerebbero un appoggio esterno a un governo di minoranza socialdemocratico. «Noi conosciamo molto bene la storia del Partito comunista francese e di quello italiano, e sapremo trarne una lezione», va ripetendo il segretario della Kscm Vojtech Filip. Negli ultimi mesi, con delle intenzioni di voto oscillanti tra il 10% e il 15%, i comunisti sono diventati degli interlocutori imprescindibili per il campo del centro-sinistra ceco e per le sue aspirazioni governative. In verità nelle esperienze regionali la Kscm si è rivelata come un partner fedele, discreto e in molti punti succube alle posizioni socialdemocratiche. La sua crescita è stata determinata soprattutto dall’aver evitato ogni coinvolgimento nei numerosi scandali di malversazione e corruzione, che hanno toccato gli organi regionali.
Che i tempi siano decisamente lo si evince dalle parole del primo governatore della Kscm, Oldrich Bubenicek, che regge la regione settentrionale dell’Ustecky kraj. Interrogato sul perché il suo partito continua a dirsi comunista, Bubenicek ha affermato, che «il comunismo rappresenta per molti nostri elettori un marchio sicuro e un buon brand». Insomma: comunismo come operazione di marketing ai tempi di una sinistra indecisa sul da farsi
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GOVERNO NECAS
Cancellati i lavori forzati ai disoccupati
A novembre il governo Necas si è visto cancellare dalla Corte Costituzionale uno dei punti fondamentali del suo programma, formulato in una legge, che legava l’erogazione del sussidio di disoccupazione all’esecuzione gratuita di lavori socialmente utili. Ma la Corte Costituzionale ha ritenuto un tale obbligo come “un trattamento degradante, che impedisce un’effettiva ricerca di una nuova collocazione lavorativa”. Nonostante il verdetto della Corte, il Ministero degli Affari sociali è andato avanti per la sua strada, continuando l’impiego dei disoccupati in lavori gratuiti presso comuni, aziende ed enti non-governativi ed ecclesiastici.
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ALTRO CHE WELFARE
Privatizzato il pagamento di sussidi e pensioni
Uno dei punti più controversi dell’azione del governo Necas nel 2012 è stata l’introduzione della S-karta, la Social Card ceca. Il governo ha così privatizzato il pagamento dei sussidi sociali, delle pensioni d’invalidità e di una serie di sostegni al reddito. La gestione della S-Karta è stata infatti affidata a una banca privata, la Ceska Sporitelna, che è in mano a Peter Kellner, il più ricco tra gli imprenditori cechi. L’introduzione della S-Karta è stata pesantemente contestata dalle associazioni degli invalidi e dal movimento di opposizione ProAlt. “La S-Karta è stigmatizzante per i detentori, in quanto rende evidente la posizione disagiata del portatore. Uno degli obiettivi della politica del governo Necas è infatti quella di ridurre la dignità di coloro, che non riescono a provvedere per vari motivi al proprio sostentamento”, dice Linda Sokacova, coordinatrice del ProAlt per le tematiche sociali. E proprio ProAlt si è visto oscurare su youtube un servizio video di controinformazione sulle Social Card. Una censura arrivata su richiesta del Ministero per gli Affari Sociali ceco, che nelle ultime settimane sembra sempre più disposto a ritornare sui suoi passi e rinunciare all’uso delle S-Karta.
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