Per il dopo Juncker spunta (forse) la candidatura del Professore

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Fra poco, si deciderà . E si scalda sempre più la «guerra» fra ambasciate, palazzi Ue, istituzioni finanziarie. Perché chi guida l’Eurogruppo può dire parole molto importanti sull’austerità , la crescita, le vie di risoluzione della crisi.
Angela Merkel e Franà§ois Hollande hanno levato le loro mani unite al cielo, l’altro giorno, alla cerimonia del premio Nobel in quel di Oslo. Ma qui a Bruxelles, quelle stesse mani possono anche guidare «eserciti» opposti, proprio quelli che si contendono il timone dell’Eurogruppo. Tanto per cambiare, alcuni Paesi più ricchi schierati sulla linea del rigore a ogni costo si scontrano con altri del Centro e Sud dell’Europa più favorevoli alla crescita. Ci sono veti incrociati, manovre tattiche. Wolfgang Schà¤uble, ministro delle Finanze tedesco, sarebbe stato escluso dalla lizza perché la Germania è considerata da molti fin troppo presente sullo scacchiere europeo, e anche perché un tedesco — Klaus Regling — guida già  il Fondo salva Stati. Analogamente una candidatura Monti — ammesso sia vera — potrebbe trovare un ostacolo teorico nella presenza di un italiano, Mario Draghi, al vertice della Banca centrale europea. In questa cornice, la Francia di Hollande preme con forza per il «suo» Moscovici, ideale contrappeso al colosso germanico. E la lotta ha infine spettatori lontani, ma molto interessati: quelli che ad Atene attendono le decisioni dell’Eurogruppo come una sentenza inappellabile, o quasi.


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