by Sergio Segio | 20 Dicembre 2012 8:35
ROMA — Ha avuto un malore nella notte, in taxi, di ritorno da Radio Radicale. Era uscito dalla clinica dov’è in cura per andare a spiegare – ancora e ancora – i motivi della sua battaglia: l’amnistia per le carceri, condizioni umane per i detenuti italiani. Marco Pannella non mangia e soprattutto non beve da otto giorni. Unica eccezione, i due mandarini dedicati martedì alla visita di Mario Monti.
Alle 7 di ieri mattina, messo davanti alla realtà dal medico che lo segue, ha accettato di farsi attaccare una flebo. Gli stanno somministrando acqua e zucchero per cercare di reidratarlo. Perché riprenda la diuresi, non insorga un blocco renale. È andato a trovarlo il deputato pd Roberto Giachetti, reduce dal suo sciopero della fame per la riforma elettorale: «È incredibilmente lucido – racconta – nonostante sia un uomo di 82 anni che non beve da giorni. Fanno impressione le sue labbra spaccate, la pelle trasparente». Su Twitter mette una foto che mostra Pannella a letto, in pantaloncini blu, con una radiolina appoggiata sul petto. Il bollettino medico della sera parlava di condizioni leggermente migliorate, i pericoli però restano tutti: la funzionalità dei reni, il cuore. Chi gli sta intorno tenta di convincere le personalità che gli hanno espresso solidarietà a candidarsi nella lista “Amnistia, Giustizia e Libertà ”. Se Vasco Rossi, Celentano o Saviano accettassero quest’invito, il leader radicale interromperebbe subito la protesta. La flebo infatti non cambia molto: «Ha accettato le cure ma non ha sospeso lo sciopero», racconta Rita Bernardini. Saviano in una lettera garantisce tutto il suo impegno di scrittore, ma non di candidato: «Io mi preoccupo delle tue condizioni e mi occupo del mio Paese come so fare: scrivendo e raccontando». Paola Severino è felice che abbia accettato le cure: «È una persona eroica e abbiamo un obiettivo comune: rendere le carceri un luogo umano ». Per l’amnistia non ci sono i numeri in Parlamento, spiega il ministro della Giustizia, che conta invece su quel ddl svuota carceri considerato insufficiente dai radicali. È la stessa idea di Napolitano, che in una nota fa sapere di aver «appreso con sollievo» della terapia endovena, ricorda «l’attenzione, la sensibilità e il rispetto espressi in più occasioni per le sue battaglie civili» e chiede che non sia vanificato il lavoro del Parlamento sulle pene alternative vista la «vergognosa realtà carceraria che marchia
l’Italia».
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