Pannella lascia l’ospedale Ma rientra poche ore dopo

by Sergio Segio | 18 Dicembre 2012 8:35

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ROMA — Si è infilato in un taxi. E via. La sua sfida ai medici che tentavano di trattenerlo in clinica riassunta in un tweet: «Vado avanti per l’amnistia come a Natale 2005 e il 25 aprile 2012». Al settimo giorno di sciopero della fame e della sete, «interrotto solo da qualche caramella», e da qualche «mandarino succhiato», Marco Pannella ha respinto cure e cautele. Ma solo per qualche ora. In serata, i medici gli hanno prospettato, alla luce dei risultati degli ultimi esami clinici, «l’assoluta necessità  di ricovero» per un «ulteriore deterioramento della funzionalità  renale». E lui è tornato indietro. Grato alle tante manifestazioni di affetto e solidarietà  giunte. Ma ancora insoddisfatto.
Perché non sono ancora giunte le candidature eccellenti che Pannella vorrebbe per la lista radicale che intende presentare. Dal titolo programmatico «amnistia-giustizia-libertà ». «L’obiettivo è semplice — ha spiegato ieri a Radio Radicale — fermare la flagranza di reato dello Stato e della Repubblica» sulle carceri. In assenza di fatti o di candidature di rilievo non intende smettere la lotta non violenta. E non ha considerato tale l’arrivo in clinica del ministro della Giustizia, Paola Severino. Né la lettera che il Guardasigilli gli ha fatto recapitare (lui non se l’è sentita di riceverla) nella quale gli chiede «aiuto» per la battaglia parlamentare sull’approvazione delle misure alternative al carcere.
Non è piaciuto affatto al leader radicale nemmeno l’accenno a quel ddl, fatto dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel discorso al Quirinale. Anzi. «Sta per scadere — aveva detto il presidente — il tempo utile per approvare il provvedimento», «ma con quale senso di umanità  e civiltà  ci si può sottrarre a un minimo sforzo per alleggerire la vergognosa realtà  carceraria che macchia l’Italia?». «Avete sentito? Ci ha raccontato tutto lo scibile e non ha proposto nulla» ha replicato Pannella. «È “documentato” che il ddl sulle cosiddette pene alternative avrebbe riguardato 254 detenuti: lo 0,3 per cento di quelli esistenti», ha rimarcato, concludendo: «Quindi se avete una qualche notorietà  candidatevi».
Invano. Eccellenti candidabili continuavano a non farsi sentire. Mentre si moltiplicavano messaggi di sostegno e appelli a bere. Tra gli altri quelli del presidente della Camera, Gianfranco Fini (cui Pannella ha rinfacciato la contrarietà  all’amnistia); del presidente del Senato, Renato Schifani; del capogruppo pdl Fabrizio Cicchitto e del leader pd Pier Luigi Bersani (da lui subito bollato come «Ponzietto Pilato»). Perfino Vasco Rossi su Facebook.
Non lancia appelli Emma Bonino: «Non servono a nulla. La sete di Marco è sete di giustizia e di legalità . Oggi la questione è capire se esistono personalità  disposte a candidarsi per difendere legalità , giustizia lo stato di diritto e l’amnistia». Su twitter l’hashtag #iostoconmarco raggiunge visualizzazioni record (3.602.099). Tra i tantissimi, Adriano Celentano, il leader sel Nichi Vendola e Roberto Saviano, cui Pannella ribatte: «A Robe’ grazie ma io sto per il trittico indissolubile Amnistia, Giustizia, Libertà  per TUTTI. E per tutto questo abbiamo pochissime ore. Bye bye».

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