Oltre un quarto degli italiani a rischio povertà
ROMA — Oltre un quarto degli italiani rischia di diventare povero, di essere escluso dalla società , di non farcela ad affrontare una spesa imprevista. Non può permettersi di riscaldare la casa come vorrebbe e nemmeno di mangiare in modo adeguato (con le giuste proteine) un giorno sì e uno no. Siamo messi peggio della media Ue e la tendenza non promette niente di buono: è in aumento sia il divario fra i più ricchi e i più poveri che quello fra Nord e Sud.
La crisi ha lasciato il segno sulla vita di tutti i giorni e la ricerca dell’Istat “Reddito e condizioni di vita”, traduce in cifre quella che è una comune intuizione. I dati sono del 2011 e dicono che il 28,4 per cento delle persone residenti in Italia sono a rischio povertà (la media europea è ferma al 24,2), quota in crescita del 3,8 per cento rispetto all’anno prima. Cresce anche la diseguaglianza: il 20 per cento delle famiglie più povere detiene l’8 per cento appena del reddito totale, mentre il 20 per cento di quelle più ricche concentra nelle sue mani il 37,4 per cento della ricchezza del Paese.
Per arrivare al tetto del 28,4 per cento la statistica mette assieme il rischio povertà , la scarsità dei periodi di lavoro e la severa «deprivazione materiale», ovvero la incapacità di sostenere una serie di spese (dalla impossibilità di farsi una settimana di vacanza, all’arretrato costante sulle bollette). Ma mentre sulla bassa intensità di lavoro la variazione è scarsa, l’incapacità ad affrontare le spese, è quasi raddoppiata, passando – fra il 2010 e il 2011 – dal 6,9 all’11,1 per cento. La quota di famiglie che si può considerare a rischio povertà è aumentata di tre punti: ora è al 19,6 per cento. Peggio di noi, in Europa, stanno solo Bulgaria, Romania, Lituania, Grecia e Ungheria. Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8 al 46,6 per cento), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2 al 17,9), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3 al 38,5) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7 al 12,3 per cento). Tale condizione, sottolinea l’Istat, è legata al basso livello dei redditi, reso ancora più pesante dalla perdita del potere d’acquisto: metà delle famiglie italiane, nel 2010, ha percepito meno di 2.037 euro al mese e il reddito familiare mediano (è tale quello che divide il monte-famiglie in due parti uguali) è diminuito di circa mezzo punto percentuale. La situazione è particolarmente pesante nel Sud e nelle Isole, dove i redditi sono più bassi del 27 per cento rispetto alla media nazionale. Quanto alla composizione, le famiglie più esposte sono quelle più numerose dove lavora solo il capofamiglia, i monogenitori, gli anziani soli, le case dove ci sono tre o più figli minori. Più al sicuro la coppia di lavoratori senza figli.
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