Nuovo boom per l’insider trading in America si moltiplicano i processi

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NEW YORK – Dopodomani è Madoff Day: non una festa comandata, semmai una ricorrenza che serve da monito a tutti gli investitori. L’11 dicembre di quattro anni fa veniva scoperta la “truffa del secolo”, 65 miliardi di dollari che Bernard Madoff aveva sottratto ai suoi clienti, molti dei quali ricchi e teoricamente smaliziati. Il New York Times anticipa l’anniversario con un’inchiesta-avvertimento ai suoi lettori: cosa state facendo per proteggervi dal prossimo truffatore in agguato? Una rimembranza tira l’altra. Sono passati 21 anni dall’arresto di Michael Milken, uno dei più potenti finanzieri dei suoi tempi, l’ispiratore del primo film “Wall Street” (regìa Oliver Stone, protagonista Michael Douglas). Il reato che lo portò in carcere: insider trading, cioè lo speculare sfruttando notizie riservate. Ebbene, nonostante le brillanti indagini giudiziarie, e a dispetto di condanne esemplari, l’insider trading è più vivo e vegeto che mai.
L’ultima inchiesta lambisce un personaggio di primissimo livello a Wall Street: Steven A. Cohen, fondatore dello hedge fund Sac Capital Advisors. Prima di lui, nei mesi scorsi dei processi celebri si sono conclusi con le condanne di Raj Rajaratnam (hedge fund Galleon) e Rajat Gupta (ex amministratore di Goldman Sachs). Non si può dire che i guardiani dei mercati Usa stiano con le mani in mano. Solo negli ultimi tre anni, da quando è in carica il procuratore generale Preet Bharara nel Southern District di New York (con competenza su Wall Street), 75 persone sono state condannate per insider trading. La procura non ha ancora perso un solo processo, nonostante la sofisticazione tecnologica degli speculatori di oggi, grazie fra l’altro allo high-frequency trading. E tuttavia la caterva di condanne non ha un effetto deterrente. Nella gara tra guardie e ladri non sembra esserci dubbio sul vincitore: perché dunque il crimine non accenna a diminuire? Il New York Times risponde usando un titolo a chiave: (Risk vs. Reward). 2. “Rischio contro ricompensa” è scritto come una formula matematica fra parentesi, con il numero due piccolo in alto: il simbolo della potenza quadrata. La risposta dunque è questa. Chi commette insider trading ha un’elevata probabilità  di essere beccato e castigato. Nel frattempo però anche i potenziali guadagni hanno avuto un’escalation. Sono un multiplo al quadrato, rispetto a quelli di vent’anni fa. Il calcolo è fatto proprio con riferimento a Milken, e al suo contemporaneo Ivan Boesky, altra figura leggendaria delle grandi scalate degli anni Ottanta, quelle che ispirarono il libro sui “Barbari alle porte” (Burrough Bryan, 1991) e l’espressione i Padroni dell’Universo (Tom Wolfe ne “Il falò delle vanità “, 1987). Quando Boetsky fu condannato a pagare una multa di 100 milioni, segnò un record. Milken con i suoi 550 milioni di guadagni eccitò paragoni sbalorditivi: quella somma superava il costo di lancio dello Space Shuttle. Ma al netto dell’inflazione oggi Steven A. Cohen “vale” molto più di Milken, con 8,8 miliardi di patrimonio. Questa è gente che ha studiato la matematica nelle migliori università  americane, sostiene il procuratore Bharara, e il loro calcolo dei rischi ha una perversa razionalità .


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