by Sergio Segio | 16 Dicembre 2012 8:50
ROMA — Mario Monti ieri sera si è raccolto in preghiera sulla tomba di San Francesco. Il premier è arrivato ad Assisi per assistere alla registrazione del concerto, diretto da Ennio Morricone, che verrà trasmesso a Natale. Poi ha cenato con i frati nel refettorio del convento. E alla fine ha scherzato anche sulla durata del suo governo: «Sono riuscito a mangiare il panettone» Oggi a mezzogiorno altro impegno musicale, diretto da Riccardo Muti, a Palazzo Madama. Prima però il premier avrà un incontro importante. Molto importante e terreno. Salirà al Quirinale per incontrare Giorgio Napolitano. Per valutare con il presidente della Repubblica cosa fare del suo futuro politico. Per informarlo di cosa è accaduto a Bruxelles al vertice del Ppe, che lo ha “invocato” candidato premier alle prossime elezioni politiche. Insieme valuteranno anche le ultime mosse di Silvio Berlusconi. E alla fine il giudizio del capo dello Stato non sarà certo ininfluente sulle decisioni, tante attese, del Professore.
Il dibattito politico infatti ruota ormai proprio sul quesito: cosa farà Monti? Che succede in caso di “discesa in campo” del Professore? Questo scenario, almeno ufficialmente, non getta scompiglio nel Pd. «Io e gli altri — spiega Pierluigi Bersani — non abbiamo nessuna preoccupazione, siamo tranquilli e aspettiamo ci siano decisioni e si esca da questa discussione un po’ stucchevole». Il segretario, candidato a Palazzo Chigi, ricorda comunque che da mesi ha espresso l’opinione «che Monti possa essere più utile in una posizione di terzietà : è un’opinione, poi Monti sceglierà cosa fare».
Allora, secondo il leader dei democratici, «è solo chiacchiericcio » tutto quello che si dice e si scrive sulla paura del Pd di fronte ad un impegno diretto del premier alle politiche. Bersani poi “declassa” tutte le voci su gruppi di democratici pronti ad uscire dal partito per aderire al progetto montiano. Ci scherza sopra il segretario, ride e chiede: «Ma chi vuoi che vada?».
È evidente però che le ultime vicende hanno innescato tensione e competizione con Pier Ferdinando Casini e l’area centrista che si riconosce in Monti. Uno scontro salito di tono dopo l’intervista di Massimo D’Alema al Corriere della Sera che giudicava «moralmente discutibile » l’eventuale corsa di Monti a Palazzo Chigi.
Ieri il leader dell’Udc è tornato sull’argomento, attaccando i democratici. «Il Pd vuole un centro che sia piccolo, non dia fastidio e magari si accontenti di qualche poltrona», sostiene Casini. Che, a proposito delle parole di D’Alema, si dice «rattristato da un’asprezza che sa tanto di intimidazione». L’ex presidente della Camera attacca l’alleanza tra Pd e Sel, definendola «un macigno per il prossimo governo
» e conferma che «in condominio con Vendola non c’è spazio per noi e i nostri valori». Infine annuncia che al Senato il raggruppamento dei centristi presenterà una lista unica. Ovviamente per superare la soglia di sbarramento che a Palazzo Madama è dell’8 per cento.
Di intimidazione contro Monti parla anche Fabrizio Cicchitto.
«E’ iniziato il bombardamento intimidatorio della sinistra nei confronti di Mario Monti. La coppia Bersani-D’Alema sta esprimendo, su questo piano, il meglio di una tradizione che viene da lontano», dice il capogruppo del Pdl alla Camera. E a questo punto D’Alema replica. «L’altro giorno — spiega il presidente del Copasir — ho votato la fiducia su un provvedimento che poi devo spiegare al paese. Davanti a me c’era Cicchitto che si asteneva. L’idea che il leader di Cicchitto diventi domani l’uomo cui io ho votato la fiducia e lui no mi sembra quantomeno un po’ strano».
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