by Sergio Segio | 10 Dicembre 2012 7:23
ROMA — Per quanto può essere serena una giornata che viene dopo l’annuncio di dimissioni da presidente del Consiglio, per Mario Monti ieri è stata una giornata tranquilla. Domenica «tradizionale», nella sua Milano, alla messa nella chiesa di San Pietro in Sala con la moglie Elsa, con la gente che lo osserva mentre passeggia e prende un caffè, con un cittadino che lo contesta, ma con un nutrito gruppo di altri che invece fanno il tifo per lui e gli gridano «vai avanti».
Lui sorride, ma non risponde a quell’invito. Non lo farà almeno per qualche giorno. Vuole prendersi un po’ di tempo per riflettere, non ha ancora deciso di scendere in campo. Certo, sa bene che a questo punto non si tratta più di mesi, ma solo di ore, il tempo di approvare la legge di Stabilità , tanto che il presidente Napolitano ha già fissato le sue «valutazioni» fra una settimana appena. Non c’è nulla di scontato. Ma se sceglierà di farlo, assicura a chi lo ascolta in queste ore, sarà solo «per non dilapidare il tesoro» di iniziative e di cultura politica messo da parte in un anno di governo. E per non danneggiare «i cittadini che in tutti questi mesi hanno fatto sacrifici», gli stessi che, una volta cominciata la ripresa, vorranno giustamente «incassare i dividendi». Prospettiva che svanirebbe rapidamente se prevalessero populismi di varia natura e marce indietro rispetto all’integrazione europea, al risanamento dei conti e dell’economia.
Non c’è del resto, nelle preoccupazioni del presidente del Consiglio, la paura che la scelta di dimettersi, annunciata sabato, possa avere creato problemi al lavoro che il Parlamento sta facendo sulla legge di Stabilità . Anzi, ne è convinto, senza sarebbe stato peggio: viste le difficoltà nate dalle non poche correzioni al testo del governo — che considera frutto della campagna elettorale già di fatto avviata — l’annuncio accelera al contrario la marcia del provvedimento e comporta, di conseguenza, una sua maggiore blindatura.
Certo, le preoccupazioni restano sul fronte dei mercati e dello spread che questa mattina ricominceranno a ballare. Ma Monti spera che la giornata «cuscinetto» di ieri e le rassicurazioni che comunque tutti i partiti, compreso il Pdl, a questo punto sono stati costretti a dare sulla pronta approvazione della legge di Stabilità , serviranno a frenare le speculazioni. E, soprattutto, il Professore è contento di come ha reagito la stampa internazionale (ma nel complesso anche quella italiana) alla notizia delle sue dimissioni, quasi un coro di complimenti per il lavoro fatto in un anno, misto a preoccupazione per il futuro dell’Italia se dovesse mancare la sua guida.
A confermare la volontà dell’Italia di andare avanti con le riforme avviate sono servite alcune telefonate fatte (o ricevute) ieri con i partner europei, gran parte dei quali vedrà oggi ad Oslo in occasione della cerimonia per il premio Nobel all’Europa, a cominciare dal presidente francese Hollande e dalla cancelliera tedesca Merkel. Colloqui che saranno preziosi anche in vista dell’importante consiglio europeo sull’unione bancaria di giovedì e venerdì.
Per Monti sarà quindi una settimana di intenso lavoro sul fronte dell’Europa e su quello interno, per capire se oltre alla legge di Stabilità potrà passare anche qualcos’altro, almeno il decreto sull’Ilva. Ma poi, tra il 17 e il 21 dicembre, i giochi dovrebbero essere fatti aprendo la strada allo scioglimento delle Camere e alle dimissioni da Palazzo Chigi. Ovviamente secondo un calendario concordato con il Quirinale fino alle elezioni, probabilmente nella seconda metà di febbraio. È in quei giorni, a ridosso di Natale, che Monti potrebbe sciogliere la sua riserva e far sapere se ha davvero intenzione di guidare, nelle forme che sceglierà , un’aggregazione centrista e determinare una novità di rilievo nel panorama politico italiano, dominato per vent’anni da uno schema bipolare.
Per il 21 dicembre Palazzo Chigi aveva già fissato la tradizionale conferenza stampa di fine anno, ma ovviamente l’appuntamento potrebbe slittare a dopo Natale se i giochi fossero ancora aperti e le decisioni da prendere ancora in sospeso. Nel frattempo Monti osserverà da vicino le ultime mosse dei partiti in Parlamento, il loro comportamento sulla legge di Stabilità e le dichiarazioni dei loro leader. A tutto campo. Perché se è vero che a scatenare la decisione di dimettersi è stato soprattutto il discorso di Angelino Alfano nell’aula di Montecitorio, anche i propositi di Pier Luigi Bersani che vuole «ritoccare» l’agenda Monti e che ha come alleato un Vendola che non ha mai nascosto di esserne nemico, non possono che essere visti con apprensione nella logica del «tesoro da salvare» a vantaggio dei cittadini «che in questo anno hanno fatto sacrifici».
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