by Sergio Segio | 24 Dicembre 2012 9:17
Meno tasse su imprese e lavoro. Più imposte su grandi patrimoni e consumi. È uno dei passaggi cruciali previsti dalla cosiddetta Agenda Monti diffusa sul web. Riforma elettorale, taglio dei finanziamenti alla politica, salario minimo garantito sono altri punti contenuti nel documento, che è presentato da una lettera agli italiani. Previsti interventi sul conflitto di interessi.
“Cambiare l’Italia, riformare l’Europa”. È questo il titolo scelto per l’Agenda Monti, quello “schema logico di politiche da fare o da contrastare nei prossimi anni” che ieri il professore ha annunciato come “erga omnes”, rivolta a tutti i partiti “per un impegno comune”, e che in serata è comparsa sul sito creato ad hoc, aperta a contributi.
Gli assi portanti di questo manifesto politico, ovvero “cambiamento ed Europa” – in pratica un elenco di impegni non realizzati dal governo in 13 mesi – sono tutti rivolti alle due emergenze in atto, posto che quella finanziaria per Monti è “forse finita”: crescita e occupazione da una parte, rinnovamento delle istituzioni dall’altra. La ricetta “progressista”, così la definisce Monti – “liberalizzazione, concorrenza, sistema fiscale che funzioni” – investe alcuni ambiti ritenuti chiave: il lavoro, la giustizia, lo sviluppo, l’equità e la donna.
«RIDURRE le tasse diventa possibile». E per farlo il carico deve essere trasferito «sui grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio». A sorpresa l’Agenda Monti, 25 cartelle fitte, apre a una patrimoniale che consenta a lavoro e impresa di respirare sul fronte delle tasse. A patto di «non causare fughe di capitali » e di attivare «meccanismi di misurazione della ricchezza oggettivi». Non solo. Rispetto alle linee, alquanto stringate, illustrate dal professore ieri in conferenza stampa, l’Agenda presenta altre novità che faranno discutere. Intanto pone come primo compito del nuovo Parlamento quello di cambiare la legge elettorale. Propone «una drastica riduzione» dei contributi pubblici e dei rimborsi elettorali a partiti e gruppi parlamentari. Oltre al divieto di cumulo per gli onorevoli tra indennità e altre retribuzioni. Infine lancia il «reddito di sostentamento minimo », che consenta di «generalizzare la Social Card», e «la detassazione selettiva del reddito femminile».
LAVORARE PIà™ E MEGLIO
Il mercato del lavoro innanzitutto, da «modernizzare», con una «drastica semplificazione normativa», un «corpus di regole più snello che non sia una barriera per chi vuole investire in Italia », ripete Monti. Poi, superare il dualismo tra lavoratori protetti e non, ridurre a un anno al massimo il tempo medio del passaggio tra un posto e l’altro, coniugare il massimo di flessibilità delle imprese con il massimo di sicurezza dei lavoratori. E soprattutto spostare il baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, defiscalizzando «una parte maggiore delle retribuzioni collegata alla produttività ». Monti poi attacca la Cgil che «trova difficile evolvere, a danno dei lavoratori », criticandone i freni alla riforma Fornero e il rifiuto di firmare l’accordo sulla produttività . Nell’Agenda spuntano poi misure per «l’invecchiamento attivo» (favorire le assunzioni di over 55 disoccupati), un «piano per l’occupazione giovanile» (detassazione e incentivi alla formazione), borse di studio «per giovani che meritano», ampliamento dei congedi di paternità .
GIUSTIZIA, EQUITà€, POLITICA
Nel suo nuovo cantiere politico Monti inserisce quanto non fatto sinora in tema di giustizia e liberalizzazioni «a causa di blocchi e resistenze fortissime ». Intanto, leggi «ad nationem, non ad personam». Poi falso in bilancio, voto di scambio, prescrizione, intercettazioni e anche «una più robusta disciplina sulla prevenzione del conflitto di interessi». Ancora, legge elettorale, riduzione dei parlamentari, regolazione delle attività delle lobby, massima trasparenza dei bilanci dei gruppi parlamentari e perfetta tracciabilità dei finanziamenti privati. «Meno casta, meno costi», sintetizza l’Agenda. Infine, più concorrenza, «lotta alle rendite», sistema fiscale. Dure parole riservate da Monti alla riforma forense, approvata in extremis dal Parlamento: «Non aiuta i giovani avvocati, non disciplina l’accesso alla professione, aumenta solo i poteri degli organi di rappresentanza». Monti pensa di potenziare l’Antitrust per rilanciare le liberalizzazioni.
FISCO, SCUOLE, DONNE E FIGLI
La lotta all’evasione proseguirà (13 miliardi, il gettito 2012), la riforma delle pensioni sarà difesa, mentre si pensa a un nuovo sistema di ammortizzatori sociali. «Se si toglie l’Imu, chi governerà l’anno dopo dovrà rimetterla doppia», avverte però Monti. Su scuola, università e ricerca sembrano filtrare promesse di investimenti, scarsi sin qui, sopperiti anzi da tagli. Premi e incentivi sono previsti per insegnanti e dirigenti che ottengono «i migliori risultati ». «Ci vuole un salto di qualità nel modo in cui vediamo la donna», ha detto poi Monti ieri a sorpresa. Avvertendo, per ben due volte, che è necessario «evitare il deficit di nascite» perché «un Paese che non fa figli non guarda al futuro, l’Italia così si autodistrugge». Nell’Agenda si legge che se il 60% delle donne italiane fosse occupato il Pil aumenterebbe di sette punti. Di qui l’idea di sostenere il lavoro femminile.
INDUSTRIA, GREEN ECONOMY, P.A.
Un capitolo importante del Piano Monti è per l’industria italiana da «rivitalizzare », alzando gli investimenti in ricerca e innovazione, rendendo «strutturale» il credito di imposta, creando un nuovo «fondo per ristrutturazioni industriali». Mentre l’economia verde prevede «l’abbattimento degli smaltimenti», privilegiando riciclo e riutilizzo, «un grande piano di gestione integrato delle acque» e un «forte sostegno » all’agricoltura (export, accesso al credito, protezione dalle crisi). Nei primi 100 giorni il Manifesto si ripromette di eliminare o ridurre 100 procedure della Pubblica amministrazione. Mentre per la tutela del patrimonio artistico e culturale, non si escludono «intese con le fondazioni non bancarie » e anche «partnership pubblico private».
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