L’ultima goccia di shampoo e dentifricio nasce la confezione che evita lo spreco

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NEW YORK — Avete l’abitudine di spremere il tubetto di dentifricio fino allo spasimo, accartocciandolo sul lavandino del bagno? Vi disturba l’idea di buttar via la confezione di maionese e di ketchup lasciandone così tanto là  in fondo? A maggior ragione, non tollerate che il prezioso siero anti-rughe non esca tutto dal suo contenitore? Avete ragione voi, e consolatevi: siete la maggioranza. Una quota crescente dei consumatori sono insofferenti verso un packaging che trattiene sempre qualcosa, ci costringe a buttare nella spazzatura parte del prodotto acquistato. La rivolta sta diventando più estesa con la recessione, così rivelano le ricerche compiute dalle grandi marche di prodotti di consumo. A tal punto che molti di noi, anziché arrendersi, combattono con armi improprie: coltelli, forbici, ogni sorta di attrezzo per lacerare, aprire, svuotare fino in fondo le confezioni di prodotti alimentari, detersivi, cosmetici. Forse stavolta la spunteremo noi. Le aziende investono in nuove tecnologie del packaging, per renderlo più “amichevole”, e soprattutto più generoso verso l’acquirente: non una goccia deve andare sprecata.
Siete tra quelli che mettono lo shampoo e il balsamo a testa in giù nella doccia, per sfruttare la forza di gravità  e fare uscire quella parte che altrimenti resterebbe incollata sul fondo? Forse avete sospettato che sia una forma di tirchieria, o una piccola mania ossessivo-compulsiva. Niente affatto. Una ricerca compiuta dalla società  di consulenza Booz & Co., e pubblicata sul Wall Street Journal, rivela che la bottiglia media di shampoo “trattiene” pervicacemente dall’8% al 10% del suo contenuto. Consumatori meno accorti di voi, o meno testardi, alla fine si arrendono e la buttano via così. Hanno pagato il 100% dello shampoo e ne hanno usato solo il 90%. Ci sono prodotti per i quali il “residuo” è ancora più elevato, si arriva a punte del 25% per certi tipi di tubi usati dall’industria alimentare.
I difetti del packaging, cioè la tecnologia delle confezioni e degli imballaggi, diventano ancora più costosi nella cosmetica di lusso. L’inchiesta della Booz & Co elenca sieri e creme per il viso che costano 70 dollari in micro-confezioni. Preziosi come l’oro: perché tollerare che in fondo al tubetto rimangano tante gocce? Infatti non lo tollera più nessuno.
Soprattutto in tempi di crisi, e in un’atmosfera che esalta le virtù del consumo frugale. «Il 50% delle famiglie americane — rivela la stessa ricerca — si stanno adoperando per allungare la durata di vita dei prodotti che acquistano» al supermercato, al grande magazzino,
o in profumeria. Gli esperti di marketing spiegano che nella lotta quotidiana contro il packaging intervengono diversi fattori psicologici: oltre alla volontà  di risparmio e all’avversione contro lo spreco, c’è il gusto di “sentirsi vincitori” contro le grandi marche che stanno cercando di fregarti. Il 97% degli americani intervistati dichiarano che «estrarre tutto il contenuto della confezione» per un prodotto cosmetico o di igiene intima è «molto importante».
L’industria è costretta finalmente ad ascoltarli. Tra le marche citate dal Wall Street Journal perché stanno riprogettando il packaging, figurano in prima fila i grandi nomi della cosmesi di lusso. La Prairie, ad esempio, vende un prodotto contro le rughe attorno agli occhi, dal nome evocativo: Skin Caviar Luxe Eye Lift Cream. Il prezzo effettivamente è da caviale: 310 dollari la confezione. Con un’etichetta a quei livelli, La Prairie si è decisa a fornire un accessorio speciale: una piccola spatola con la quale la cliente può essere certa di grattare via l’ultima oncia dell’unguento miracoloso. La multinazionale Estée Lauder, per la sua marca di lusso Clinique, ha lanciato delle “stilo” per il trucco degli occhi che hanno un contenitore trasparente: così è impossibile sbagliarsi, si sa con certezza se il colore è stato utilizzato fino in fondo. All’altro estremo della gamma dei consumi, anche le marche dei prodotti casalinghi di massa come i detersivi Tide, sentono il bisogno di venire incontro all’irritazione dei consumatori. È per questa ragione che nel settore dei detergenti per lavastoviglie avanzano le nuove confezioni “a pasticca” mono-dose, sostituendo gradualmente quelle bottiglie di plastica dove un po’ di contenuto rimaneva sempre attaccato sul fondo. Avanti di questo passo, e non sarà  più necessario aggredire le confezione a pugnalate, per farsi restituire il maltolto.


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