L’Occidente riconosce i ribelli siriani

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WASHINGTON — Per l’opposizione ad Assad il successo non è da poco. Gli «amici della Siria», cartello che riunisce oltre cento Paesi — Italia compresa — hanno riconosciuto la «Coalizione nazionale siriana» come unico rappresentante. L’annuncio è arrivato al vertice di Marrakesh, Marocco, e poche ore dopo un analogo passo degli Stati Uniti. Washington oltre al riconoscimento ha subito invitato negli Usa il capo della coalizione Moaz Al Khatib, un islamico moderato che tuttavia si è fatto notare in passato per attacchi non proprio leggeri verso Occidente e Israele.
L’iniziativa degli «Amici», con la svolta decretata da Barack Obama, dovrebbe avere implicazioni ben più ampie di un annuncio formale. Sul piano militare è probabile che aumenteranno gli aiuti agli insorti. Sotto forme diverse. Alcuni Paesi sono disposti ad un invio diretto, altri sono più cauti e preferiscono triangolazioni attraverso gli alleati regionali (Libia, Turchia). E’ quello che hanno fatto gli Usa fino a poco tempo fa. Ora l’intelligence dovrà  decidere cosa fare, superando anche le resistenze di chi a Washington teme di appoggiare il «ribelle sbagliato». Sul piano diplomatico non c’è dubbio che la Coalizione riceverà  un sostegno più deciso e potrà  cercare di parlare in nome di uno schieramento variegato e poco unito. Il rapporto con una parte degli «sponsor» non sarà  facile.
C’è poi un terzo elemento. Gli Usa hanno fatto precedere il riconoscimento dalla scomunica chiara e netta della fazione qaedista Al Nusra, inserita nella lista nera del terrore. Un modo per dividere «buoni» e «cattivi», assicurare che l’America non finirà  per dare una mano a chi un giorno potrebbe minacciare la stessa sicurezza statunitense, contenere un gruppo che sta guadagnando molto terreno. Secondo le analisi dell’intelligence Al Nusra è formata da siriani, jihadisti iracheni e volontari stranieri. Nello schieramento ribelle rappresenta — sempre secondo gli 007 — tra il 7 e il 9 per cento. Alterna la guerriglia a tattiche terroristiche, ha fondi ampi dal Golfo, i suoi mujaheddin sono tra i più abili nel combattimenti. Per tre ragioni: sono bene addestrati, molti di loro hanno avuto precedenti esperienze belliche, dispongono di denaro. Molto forte nell’est e nel nord della Siria, Al Nusra ha conquistato ampie fette di territorio. E gode di simpatie tra molti ribelli, alcuni dei quali per spirito di emulazione si atteggiano a jihadisti.
Una prova del consenso che gode il gruppo integralista è emersa proprio in queste ore. Lo stesso leader della Coalizione non ha gradito la decisione Usa di inserirla nell’elenco dei terroristi. «Si tratta di un errore e cercherò di modificarlo», ha sottolineato Al Khatib. Altri esponenti della resistenza hanno reagito con lo slogan «siamo tutti Al Nusra». Posizioni che dimostrano come non sia facile interagire con gli insorti che, non a torto, si sono sentiti abbandonati a loro stessi davanti ad un avversario brutale che ormai ha poco da perdere.
Assad ha risposto ai rovesci militari e politici con il suo stile. Per la prima volta i lealisti — secondo gli Usa — hanno impiegato missili terra-terra Scud, ordigni tattici creati non certo per combattere la guerriglia. Ma in questo modo il regime ricorre al sistema del terrore, per colpire in modo indiscriminato. Gli esperti sostengono che il presidente starebbe raccogliendo le forze attorno alla capitale e avrebbe deciso di abbandonare, progressivamente, le basi più lontane. Il suo esercito si è indebolito, ha perso centinaia tra blindati e tank, trova difficoltà  a garantire i rifornimenti e sembra avere problemi con le scorte. Di recente ha bombardato postazioni terrestri con mine navali lanciate dagli elicotteri. Non è chiaro quanto potrà  durare lo «scudo» e di sicuro è perforabile: ieri un attentato ha colpito il ministero degli Interni a Damasco. Almeno sette le vittime.


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