«Nel 2012 uccisi 105 mila cristiani»

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Proprio da quest’ultimo Stato, ieri è arrivata la notizia dell’ennesima esecuzione di una ragazza cristiana. Uccisa con un colpo di pistola alla testa mente era in casa. Trovata dal fratello che l’ha portata di corsa all’ospedale, invano. Una breve autopsia, la restituzione del corpo alla famiglia, la denuncia «contro ignoti». Le scarne notizie divulgate dalla polizia di Quetta, capitale del violento Balucistan a un passo dall’Afghanistan, si fermano qui. E si può pure pensare che la fede non abbia un ruolo nel delitto. Ma il Pakistan non è un Paese qualunque. «Questo caso non è ancora chiaro, vedremo. Ma comunque riafferma quanto sia pericolosa quella terra per tutte le donne, ridotte a schiave dagli uomini con il crescere del fondamentalismo islamico — dice Padre Riccardo Cervellera, direttore di Asia News —. Per lo stesso motivo le cristiane sono doppiamente a rischio, vengono rapite e costrette a convertirsi, e lo Stato certo non le protegge. Anzi, con l’arrivo dei talebani afghani la situazione è peggiorata mentre il governo è più debole».
Sempre più spesso arrivano tristi conferme: il cristiano arso vivo «perché profanava il Corano», le operatrici della campagna antipolio ammazzate perché «diffondevano vaccini contro l’Islam»: solo due dei casi più recenti. Ieri si è aggiunto quello della ragazza di Quetta, a cui manca ancora il nome ma la cui storia ha già  fatto il giro del mondo.


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