L’Inps nega alle partite Iva malattia e congedi parentali

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ROMA — Alcuni si sono sentiti dire di aspettare, che le procedure non sono ancora pronte. Ad altri è stato risposto addirittura di no: quei soldi, a loro, non spettano. Indennità  di malattia e congedi parentali, dal primo gennaio del 2012 il decreto Salva Italia li ha estesi anche ai lavoratori autonomi, le partite Iva iscritte alla gestione separata dell’Inps. A quasi un anno dall’entrata in vigore della legge però l’istituto previdenziale non ha riconosciuto neppure un euro. Arrivando perfino a negare, a chi chiedeva spiegazioni, che le prestazioni fossero dovute. Una mancanza di cui la Cgil ha chiesto ragione, con una lettera inviata la scorsa settimana al presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua.
«La norma — spiegano dal sindacato — dovrebbe sanare una contraddizione della riforma delle pensioni del 2007, approvata del governo Prodi». Che stabiliva per i co co pro, i lavoratori a progetto, e per i titolari di assegno di ricerca il diritto all’indennità  giornaliera di malattia e al trattamento per congedo parentale. Ma escludeva i liberi professionisti, nonostante a loro fosse richiesta la stessa aliquota contributiva del 27,72%, compreso lo 0,72% per finanziare il fondo maternità . Si tratta di traduttori, informatici, consulenti, archeologi, in generale tutti i lavoratori autonomi a partita Iva non iscritti a un ordine professionale e alla relativa cassa previdenziale. Circa 130mila persone a cui il decreto Salva Italia ha alla fine assicurato una parità  di trattamento.
Sulla carta. Perché fino ad oggi chi ha cercato di presentare domanda usando il servizio telematico dell’Inps, nel menu «tipo di attività » non ha trovato la voce «libera professione». E chi ha fatto la coda allo sportello non ha avuto miglior fortuna: «Dicono che le procedure interne non sono ancora pronte, che al massimo si possono consegnare i documenti e aspettare», denuncia Acta, Associazione dei consulenti del terziario avanzato. Nonostante già  a marzo un messaggio interno dell’ente previdenziale prendesse atto dell’estensione delle coperture. Ma il sito fa anche peggio. Nella pagina dedicata alle informazioni sulle prestazioni erogate risulta ancora in vigore la vecchia normativa. Mentre un contribuente che ha chiesto lumi al portale «Inps risponde», il 7 dicembre ha ricevuto questa risposta: «Il congedo parentale non spetta ai liberi professionisti che versano nella gestione separata, ma solo a lavoratori a progetto e categorie assimilate». L’esatto contrario di quanto stabilito dalla legge.
«Il sito non è ancora stato aggiornato », replicano gli uffici competenti dell’Inps, contattati sul tema. Il ritardo, spiegano, dipende «dalla mancanza di disposizioni attuative da parte del ministero del Lavoro», ma senza precisare di che chiarimenti ci sia bisogno. Né indicare una data prevista per l’attivazione del servizio. «Un bell’esempio di malaburocrazia», denuncia la Cgil. Il sindacato invita chi ne abbia diritto a depositare comunque la domanda per i contributi di malattia o maternità . E, in caso di rifiuto, a fare ricorso.


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