by Sergio Segio | 7 Dicembre 2012 5:40
ROMA — Non crede di aver provocato davvero lui, con le sue dichiarazioni in televisione sul ritorno in campo di Silvio Berlusconi, l’astensione del Pdl sul decreto della Crescita e il sussulto del governo Monti. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, non ci sta a diventare il «casus belli» di un’ipotetica crisi di governo.
Nel suo entourage più stretto riportano l’«incredulità » dell’ex banchiere per il crescendo delle dichiarazioni seguito alla sua uscita televisiva, e non esitano a definire «strumentale» il comportamento dei tanti esponenti del Pdl che ieri, a partire da Altero Matteoli, hanno chiesto le dimissioni del ministro. Insomma, nel mirino del centrodestra Passera pensa di esserci finito per pura coincidenza perché, in assenza dei suoi giudizi su Berlusconi, il partito del Cavaliere avrebbe scelto una motivazione qualsiasi per astenersi sul decreto della Crescita. Ed è dunque solo una coincidenza, insistono i collaboratori del ministro, che il provvedimento sia uno di quelli cui Passera tiene di più, poiché reca la sua firma.
Eppure c’è chi ritiene che una maggior prudenza su Berlusconi sarebbe stata necessaria, vista l’aria che tira. E che, se pure Passera non ha avuto intenzione di provocare un parapiglia, che ci sarebbe stato comunque, almeno avrebbe dovuto evitare di buttare il cerino su un bidone di benzina.
Ma «il ministro è sereno» riportano i suoi e per provare la propria tranquillità , mentre ancora infuriavano le richieste di dimissioni, ha chiesto che la parte dell’intervista incriminata venisse pubblicata sul sito del ministero. «Quelle cose lui le ha già dette al meeting di Rimini di agosto», chiariscono i più fidati, riferendosi alle dure critiche sui governi del passato decennio. Ed è vero, ma a Rimini nessuno aveva chiesto a Passera un giudizio su un eventuale ritorno in campo di Berlusconi. E anche del futuro politico del ministro nessuno parlava apertamente. Perché l’altro cerino che ha infiammato la reazione del centrodestra sono state le risposte di Passera sulla sua carriera politica, che ormai il ministro dichiara di voler tentare senza però specificare in quale schieramento. Ma la carta coperta del ministro, che irrita il centrodestra come il centrosinistra, potrebbe restare tale ancora per un po’. Secondo indiscrezioni, il debutto di Passera non avverrà né questa settimana, né probabilmente la prossima. Qualcuno dice che aspetterà la fine del proprio mandato da ministro per non impattare sull’operato del governo. Anche se un altro ministro, Andrea Riccardi, ha già gettato il cuore oltre l’ostacolo.
La ragione di tanta circospezione potrebbe essere rintracciata altrove, forse nell’indeterminatezza che caratterizza quella formazione di centro che vorrebbe aggregarsi intorno a Monti e che in tanti ritengono sia una possibile collocazione di Passera. La convention dei centristi è slittata dal 12 al 20 dicembre, data ancora non certa. All’appuntamento Passera non è stato invitato, informazione che al momento dice poco, visto che non si sa neanche chi ci sarà tra le formazioni che occupano quell’area.
Certo, tutto potrebbe subire un’accelerazione se il governo Monti cadesse e si fissasse una data per le elezioni prima di aprile. Un evento che probabilmente Passera non deve aver considerato mentre ieri mattina dava fuoco alle polveri.
Antonella Baccaro
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