L’incertezza spinge lo spread, 20 punti in più

by Sergio Segio | 7 Dicembre 2012 6:01

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ROMA — Si sapeva che sarebbe successo, ma non quando. L’incertezza politica del dopo-Monti è da mesi uno dei rischi che gravano sull’Italia e condizionano quel ritorno di fiducia degli investitori che nelle ultime settimane ha allentato le tensioni sugli spread e sui titoli di Stato. Così ieri alle prime voci di una possibile crisi di governo per il ritiro dell’appoggio del Pdl, il differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale durata che solo tre giorni fa erano scesi sotto quota 300, sono balzati a 330 punti percentuali, 19 in più del giorno prima. Il tasso che era riuscito a scendere al 4,4% sui livelli di due anni fa è tornato a sfiorare il 4,6% (4,59%).
Anche la Borsa ha reagito alle prime scosse della politica chiudendo negativa dello 0,75%, in controtendenza con gli altri listini europei in rialzo sulla scia di Wall Street. E siamo solo all’inizio del percorso politico che porterà  all’appuntamento elettorale. «Sappiamo che la situazione è sempre delicata. Viviamo in un momento difficile e di grande cambiamento, per cui i mercati stanno sempre a guardare noi e l’Europa. Quindi, noi dobbiamo stare sempre attenti e sempre impegnati e continuare a proseguire con serietà  il nostro lavoro», ha commentato il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli.
Tanto più che le prospettive generali dell’economia continuano ad essere cupe, come hanno rivelato ieri le nuove stime, riviste al ribasso, della Bce che ha indicato la possibilità  di un 2013 in recessione per l’intera eurozona. In particolare per quest’anno gli economisti di Francoforte si aspettano una contrazione del Pil (Prodotto interno lordo) tra lo 0,6% e lo 0,4% e nel 2013 un valore oscillante tra un calo dello 0,9% e un aumento dello 0,3% per un ribasso medio dello 0,3%. La ripresa dovrebbe affermarsi definitivamente solo nel 2014 con un rialzo medio del Pil dell’1,2%. «La debolezza economica nell’eurozona proseguirà  l’anno prossimo, ma una graduale ripresa inizierà  alla fine del 2013», ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, ieri al termine del Consiglio direttivo dell’istituto che ha lasciato i tassi di interesse invariati. Non è tutto però negativo, per Draghi fanno ben sperare i segnali di miglioramento dei mercati dei titoli di Stato e delle Borse nonché le indicazioni sulla risalita in novembre della fiducia delle imprese in Germania e Francia e sullo schiarimento registrato nel clima delle aspettative dell’industria manufatturiera in Italia.
Le dichiarazioni del presidente della Bce — che non ha voluto esprimersi sul rischio dell’incertezza politica dell’Italia — sul ribasso delle stime di crescita dell’eurozona e sul rallentamento dell’inflazione hanno comunque aumentato le aspettative del mercato per un ulteriore taglio dei tassi nel breve termine. Tanto che la moneta unica che in mattinata si era rafforzata, dopo la riunione di Francoforte si è progressivamente indebolita fino a toccare in chiusura i minimi di giornata a 1,299 dollari.
Stefania Tamburello

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