«Grillo riporta la gente al centro della scena C’è bisogno di idee»
Sono bastati l’altro giorno pochi attimi, una firma e il flash galeotto di un fotografo al gazebo dei 5 Stelle bolognesi per riaccendere gli appetiti mediatici attorno a questo ingegnere chimico che, dopo Montedison e Lega coop, scalò tutti i gradini di Unipol, fino a diventarne il numero uno (attualmente è presidente di Intermedia, società che opera nel settore industriale con una rete di 160 aziende).
Nella hit parade dei tormentoni politici, per mesi occupò le prime posizioni la domanda che nel 2005 Piero Fassino, allora leader ds, gli rivolse al telefono (intercettato): «Abbiamo una banca?». Ma Consorte ancora oggi non capisce (o finge) il perché di tanto clamore: «Un’enfasi mediatica inspiegabile: una frase insignificante alla quale risposi: “Abbiamo chi? È Unipol che ha una banca”».
Un secolo dopo, politicamente parlando, Consorte viene intercettato in un presidio 5 Stelle. Un caso? Ride: «No, ho deciso di firmare come atto di democrazia: ero consapevole che l’anticipo delle Politiche avrebbe creato problemi a Grillo e ho voluto dare una mano». Ancora non ha pensato a chi darà il voto, se lo darà . Non nasconde però di percepire qualcosa di nuovo nel verbo grillino: «Ci sono alcune cose condivisibili. È un movimento popolare, molto seguito tra i giovani. E questo Paese ha bisogno di idee». A cominciare, afferma Consorte, da una nuova declinazione del concetto di democrazia: «La gente deve tornare al centro della scena. Sia in termini propositivi che decisionali». È uno dei cavalli di battaglia di Grillo: la democrazia diretta. «Sì — prosegue —, anche se poi non è semplice passare dalle parole ai fatti. La situazione odierna è intollerabile: troppe infrastrutture separano il cittadino dai centri di potere, i partiti si configurano come oligarchie autoreferenziali e tutto ciò impedisce di affrontare la crisi con una collettiva presa di coscienza. Così non si uscirà mai dal pozzo nero. C’è bisogno di energie dal basso: e a questo tendono i 5 Stelle».
Monti sì? Monti no? L’ingegnere non si appassiona al gioco della torre. «Non basta il sostegno internazionale — afferma — per tirare fuori dagli impicci il Paese. Se Monti vuole proseguire la sua opera, si sottoponga al voto». L’hanno segnalata anche dalle parti di Italia Futura di Montezemolo. «Mi hanno invitato, sono andato. La mia idea però è quella di un Centro in competizione con un partito riformista legato all’Internazionale socialista. E invece in Italia siamo ancora al compromesso storico».
Anche le primarie del Pd sono andate bene. «Non ho partecipato, ma quelle di Prodi riscossero più successo…». Vecchie ruggini con la sinistra, Consorte? «No, auguri a Bersani per Palazzo Chigi, ma purtroppo il problema non sono le persone».
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La disperazione del PD
«Disperatamente». Ha usato questo avverbio Pierluigi Bersani, ieri, dovendo raccontare dello sforzo fatto dal Pd, in questi anni, per evitare al paese il tracollo di questi giorni. Comprendiamo la disperazione. Perché anche adesso che emergono cristalline le responsabilità di Berlusconi e l’incapacità del governo, il più grande partito dell’opposizione finisce ugualmente sul banco degli imputati.