Le uscite del Cavaliere e le ricadute sul titolo Mediaset

by Sergio Segio | 29 Dicembre 2012 9:37

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«Cosa è successo al titolo Mediaset quando Berlusconi si è ripreso il microfono?». Una domanda nata, come spesso avviene, maliziosamente, in mezzo a tante altre che affollano ogni giorno i pensieri di un giornalista curioso. Guardiamo le date: il 9 ottobre, in diretta a Canale 5, dichiara: «Appello a tutti i moderati che non si riconoscono nella sinistra: posso rigenerare il movimento creato nel ’94 (Forza Italia n.d.r.) per formare i giovani».
Due giorni dopo Dell’Utri conferma: «Pronti a creare un’altra Forza Italia, con il fuoco che manca al Pdl, ripartendo dai circoli del buon governo». Adesso prendiamo il grafico dei movimenti dei rendimenti giornalieri dell’indice di mercato, il FTSE-MIB, e del titolo Mediaset relativo ai primi 15 giorni di ottobre; e cosa si vede? Il titolo Mediaset sale e scende in modo coerente all’andamento di mercato, ma il 10 ottobre (subito dopo l’annuncio della disponibilità  a scendere in campo), il titolo comincia a salire ed arriva ad un picco di quasi +8% (mentre l’indice FTSE-MIB viaggia fra il -2% e il +2%). Proseguendo fino a Natale si trovano una serie di altre «coincidenze». Il 26 ottobre arriva la condanna a 4 anni per i diritti Mediaset, e il mercato punisce il titolo, ma poco dopo lo premia con un altro picco del +4%, il 27 ottobre quando al tg5 Berlusconi dichiara: «Mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia, nei prossimi giorni decideremo se togliere immediatamente la fiducia a questo governo». Il 16 Novembre arriva in elicottero e parla alla squadra: «Bilancio del governo Monti disastroso, e attacco alla politica economica della Merkel». Nei giorni a seguire il titolo sfiora un picco del +6%. Il 28 novembre Larussa annuncia la candidatura di Berlusconi per la premiership. Il primo dicembre al vertice di Arcore l’ex premier dice: «Sono assediato dalle richieste di ridiscesa in campo. Il Paese è sull’orlo del baratro, non posso permetterlo». Sempre in controtendenza il titolo comincia a salire fino a raggiungere, il 3 dicembre, un altro picco del +7%. Forse il mercato già  scommette che 3 giorni dopo il Pdl si asterrà  al Senato e alla Camera su decreto sviluppo e costi della politica nelle regioni.
D’altronde nei giorni prima il mercato ha imparato ad apprezzare che gli eventi «discesa in campo di Berlusconi», «election day» e «ritiro della fiducia» sono tra loro assai collegati. L’8 dicembre Berlusconi annuncia: «Torno in campo per senso di responsabilità ; un altro leader non c’è». E il 12: «Vorrei riposarmi, ma se serve sono pronto; ho accettato di essere candidato premier, ma anche leader della coalizione». Il titolo nuovamente si impenna, ma precipita subito dopo quando il Ppe sfiducia Berlusconi, per risalire immediatamente nei giorni successivi con l’intervento a «Porta a Porta»: «Avete bisogno di me, sento il dovere di prestare soccorso a chi ne ha bisogno». In sostanza negli ultimi tre mesi si rilevano numerosi picchi rispetto al resto dell’anno, che hanno portato un guadagno per Mediaset del 27%, contro un andamento medio di mercato del 6%.
Se poi si considera che, a dicembre 2011, Mediaset aveva perso circa il 20% rispetto ad un incremento medio di mercato del 9%, ci si chiede: ma Berlusconi ignora le ricadute sul titolo (e chi se ne avvantaggia) delle sue uscite pubbliche? Risposta: probabilmente no. Allora ne sorge un’altra: manipolazione informativa, insider trading? Qualcuno se ne dovrebbe occupare: certo la Consob. Chissà  se Vegas, tra una discettazione sulla Tobin tax ed una sulle sue proposte bizzarre per ridurre il debito pubblico (tempestivamente assunte a riferimento da Alfano), riuscirà  a trovare il tempo per fare anche il suo lavoro, ovvero le dovute verifiche? Per esempio andare a vedere quali sono gli operatori, e soprattutto gli investitori che hanno beneficiato dell’andamento del titolo. In fondo richiede meno tempo di quello che inopportunamente trovò per andare a votare la fiducia al governo Berlusconi nel dicembre 2010, quando era già  stato nominato Presidente della Consob.

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