by Sergio Segio | 26 Dicembre 2012 9:09
In politica estera il Canada ha spesso percorso una strada tutta sua, complice anche una certa inesperienza. Un caso su tutti: i militari canadesi si sono ritrovati a combattere in Afghanistan indossando delle tute mimetiche di colore verde smeraldo. Su un tono più serio, il Canada è uno dei Paesi che hanno maggiormente sostenuto lo sviluppo dei diritti umani su scala internazionale. Il Canada ha sempre supportato con entusiasmo organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e ha contribuito al loro sviluppo. Proprio il Canada ha portato all’ONU il concetto di R2P, Responsibility to Protect, che trasforma la sovranità nazionale da potere a responsabilità condivisa: appunto, la responsabilità di intervenire in difesa dei diritti umani qualora questi siano violati. Questo concetto, ancora molto controverso, ha posto le basi per una nuova modalità di intervento internazionale alternativa a quella brutale e non legittimata adottata dagli Stati Uniti in Afghanistan nel 2003.
Attraverso un approccio di questo tipo, il Canada si è proposto sulla scena internazionale come attore gentile. I governi che si sono succeduti hanno costruito un’immagine internazionalmente aperta e interessata alla difesa dei diritti umani nel mondo. Il Paese, insomma, si è ritagliato un ruolo decisamente particolare, soprattutto se pensiamo che il Canada viene spesso considerato una mera appendice degli Stati Uniti, un Paese che gode fama opposta: aggressivo, guerrafondaio, poco incline al compromesso con gli immigrati.
Adesso, tuttavia, l’immagine internazionale del Canada potrebbe essere suscettibile di importanti cambiamenti. Interessato ai nuovi spazi creati dalla crisi economica e dall’evoluzione del sistema internazionale, il governo canadese ha adottato un approccio decisamente più aggressivo rispetto a quello dei precedenti governi. Il primo ministro Stephen Harper, eletto nel 2006 e confermato nel 2011 a capo di una coalizione neo-conservatrice, si è fatto portavoce di questo cambio di paradigma. Secondo Gil Troy[1], storico alla McGill University, il governo Canadese sta provando a diventare un attore di primo piano per il campo democratico Occidentale attraverso l’irrigidimento di alcune posizioni e la maggiore bellicosità nel difenderle. Si tratta di una svolta a tutto campo, in cui le novità vanno dai maggiori investimenti in spese belliche, all’approccio più rigido rispetto problemi internazionali, fino alla modifica della regolamentazione interna in materia di rifugiati. Su quest’ultimo versante il paese ha ricevuto le critiche di Amnesty International[2] e Canadian Council for Refugees, timorosi di un allontanamento del Canada da quella tradizione di tutela dei diritti descritta in precedenza.
Il governo ha recentemente condannato l’Iran, chiudendone l’ambasciata a Ottawa[3], e si è schierato con maggiore decisione accanto a Israele. In questo scenario strategico, il governo Canadese aveva deciso nel 2010 di far parte del consorzio sull’acquisto degli F35, assieme a Gran Bretagna, Italia, Olanda, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca.
Questo nuovo approccio è stato difeso in più occasioni da Stephen Harper, che non ha mancato di rivendicare il nuovo ruolo del Canada nelle relazioni internazionali. Il Paese ha ricevuto grandi attenzioni nel 2010, quando ospitò un vertice del G8[4] particolarmente importante. Da allora, il governo canadese ha cercato di far sentire la propria voce in una varietà di arene internazionali. Nel 2011 Stephen Harper del World Economic Forum di Davos, perorando appassionatamente i meriti del proprio governo nel contesto della crisi economica internazionale. L’ambasciatore del Canada alle Nazioni Uniti, John Baird, si è recentemente lanciato in un inusuale critica all’Organizzazione[5], colpevole di non aver saputo svolgere un ruolo effettivo e di aver ripetutamente fallito nel far rispettare i suoi obiettivi, a partire dalla guerra in Siria.
Parte di questo cambiamento è dovuta all’opportunità offerta dal nuovo scenario internazionale, all’interno del quale il Canada si trova nella posizione di poter giocare un ruolo particolarmente importante. Il governo Canadese sta affrontando con entusiasmo le nuove responsabilità internazionali che si trova ad avere, ma non sempre con successo. I primi problemi sono emersi riguardo all’acquisto degli F35. Dopo un’intensa campagna, sostenuta da mesi da varie associazioni pacifiste[6] e pure combattuta dall’opposizione, il progetto d’acquisto degli F35 è stato infine bloccato pochi giorni fa, cosa che non è avvenuta in Italia[7]. Il governo, che è accusato dall’opposizione di aver sistematicamente mentito all’opinione pubblica[8] nascondendo i reali costi dell’operazione e non presentando alcuni dettagli significativi, sta vivendo con difficoltà questo fiasco, definito dall’opinione pubblica[9] come “l’incubo natalizio del governo Harper”. Il cambio di strategia, in effetti, è dovuto al grosso dibattito a livello di opinione pubblica, che ha infine costretto alla retromarcia il governo Harper. Resta, quindi, molta incertezza sulle prossime scelte strategiche del Canada in materia di politica estera. L’unica cosa evidente, per ora, è che il Paese della foglia d’acero si presenta oggi in maniera più aggressiva di un tempo. Che in questo modo il Canada riesca a diventare un vero leader globale, questo resta ancora da vedere.
Lorenzo Piccoli[10]
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