«Così il presidente vi stupirà »
IL CAIRO. I politici di Libertà e giustizia hanno delle biografie molto complesse e per la metà degli egiziani sono dei veri eroi. Alcuni hanno passato tutta la loro vita in prigione, altri sono stati costretti all’esilio, molti hanno svolto attività politica clandestina e non hanno potuto realizzare tante delle loro aspirazioni. Tra loro Mahmoud al-Barra. Abbiamo incontrato il politico islamista nella sede di Libertà e giustizia nel centro della città operaia di Mahalla al-Kubra.
Al-Barra ci accoglie con cordialità . È stato coinvolto nell’inchiesta che negli anni novanta ha portato all’arresto di decine di islamisti, era accusato di far parte dell’Organizzazione internazionale dei Fratelli musulmani, un organismo che unisce gli islamisti di Siria, Giordania, Libia, ha uffici in Palestina e negli Emirati. «Questa costituzione garantisce le libertà di operai e contadini perché estenderà i diritti a servizi sanitari e pensioni per molti di loro», inizia al-Barra. Ma una delle critiche principali a questo testo riguarda l’ambiguità e la vaghezza di molti articoli. «Ogni Costituzione deve essere una dichiarazione di intenti che poi la legge deve definire. A scrivere questa Carta hanno partecipato tutti, se poi le opposizioni hanno abbandonato l’Assemblea all’ultimo momento lo hanno fatto per un calcolo politico», prosegue al-Barra. Il politico critica duramente il Fronte nazionale di salvezza. «Hanno interesse a discreditare il presidente Morsi, ad opporsi pregiudizialmente a tutte le sue decisioni. Mentre noi Fratelli musulmani fatichiamo a selezionare la nostra classe dirigente per incentivare i migliori, le opposizioni sono un cartello elettorale senza alcun radicamento sul territorio». Tuttavia, è inequivocabile che al primo turno del referendum Libertà e giustizia non abbia brillato. «Questo è per la campagna mediatica avviata contro Morsi. In realtà con questa Costituzione si fa un grande passo avanti. La più importante conquista è l’articolo 232 che impedisce ai politici del Partito nazionale democratico (dell’ex presidente Hosni Mubarak, ndr) di prendere parte alla vita politica di questo paese. Perciò ci sono stati tanti “no”: sono le voci di coloro che vorrebbero il ritorno al passato», assicura al-Barra. Ma i limiti principali di questo testo riguardano l’assenza di diritti sociali. «La prima legge che varerà il nuovo Parlamento riguarderà il salario minimo e massimo. In questo modo si supera il tema degli stipendi legati alla produzione. A prescindere dai livelli produttivi, nessun egiziano potrà percepire un salario inferiore al minimo stabilito per legge. Inoltre, ci batteremo perché i contadini siano rappresentati all’80% nei sindacati di categoria e gli operai al 50%. Non solo, vedrete come Morsi, appena i “sì” vinceranno, prenderà delle decisioni estremamente popolari che miglioreranno la vita di tutti gli egiziani», conclude il politico.
Alla fine della conversazione, al-Barra propone un lavoro al nostro accompagnatore egiziano. Le rivolte del 2011 stanno riproducendo con altri schemi i vecchi vizi di questo paese: clientelismo, familismo e assistenzialismo come sistema di delega per governare.
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