Lavoro, partono i nuovi sussidi Assegni più alti e per 18 mesi

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ROMA — Tra le novità  in arrivo con il primo gennaio c’è l’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego prevista dalla riforma del mercato del lavoro, che prenderà  gradualmente il posto del sussidio di disoccupazione. Rispetto ad oggi viene allungato il periodo di sostegno, passando da 12 a 18 mesi se si hanno più di 55 anni. Cambia anche l’importo dell’indennità , che sale da 60 al 75% dello stipendio, con un tetto massimo di 1.119 euro. Le risorse aggiuntive vengono finanziate con un contributo dell’1,4% a carico dei datori di lavoro per i soli contratti a termine. Ma qui si apre un altro problema, quello del rinnovo dei contratti dei precari.
«Circa il 70% dei 700 mila contratti a progetto in scadenza a fine anno — dice Filomena Trizio, segretario generale della Nidil, la costola della Cgil che si occupa di atipici — potrebbe essere lasciato scadere viste le nuove regole della riforma Fornero», che ha ridotto la flessibilità  in entrata. «È auspicabile — dice ancora Trizio — che queste norme siano applicate con una contrattazione di merito tra organizzazioni sindacali e imprese». Altrimenti il rischio è il mancato rinnovo o la retrocessione verso contratti ancora meno tutelati, come le partita Iva o i voucher, i buoni per gli impieghi occasionali.
Nella legge di Stabilità  approvata prima di Natale il governo ha messo una prima toppa per i 250 mila precari della pubblica amministrazione: a chi ha il contratto in scadenza alla fine del 2012 viene garantita una proroga di sette mesi. Ma tutto questo vale solo in teoria visto che la proroga potrà  essere concessa solo a patto che le amministrazioni abbiano a disposizione i fondi necessari, ipotesi tutt’altro che scontata in un momento come questo. Uno dei settori più sensibili al problema è quello della sanità  pubblica, dove i precari sono 29 mila su un totale di quasi 700 mila lavoratori e dove nuovi tagli sono all’ordine del giorno. Pubblico o privato che sia, le condizioni per chi è appena entrato nel mercato del lavoro sono peggiorate di parecchio rispetto al periodo prima della crisi. Basta scorrere le tabelle preparate dal gruppo di studio Datagiovani. Facendo il confronto con l’inizio del 2007, nel 2012 ci sono meno under 30 al primo impiego, con una perdita di 80 mila posti su 355 mila. I contratti a tempo indeterminato sono crollati del 37%, mentre la durata media dei contratti a termine si è ridotta, passando da 14 a 10 mesi. Un giovane su tre ha un livello di studio più elevato rispetto a quello richiesto, con un aumento che per la laurea supera il 12%. Il primo stipendio? Quello cala, invece: adesso è in media di 850 euro, nel 2007 era il 3% in più.


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