L’altolà  di Bersani a Monti “Basta con i partiti personali ma il centro dica con chi sta”

by Sergio Segio | 21 Dicembre 2012 13:17

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Non è un affondo, non prefigura uno scontro totale, ma arriva la prima frecciata da campagna elettorale di Pier Luigi Bersani a Monti. «L’unica cosa di principio che ho sempre posto al premier è questa: non credo che faccia bene all’Italia costruire formazioni politiche attorno alle persone. Io ho detto: il mio nome sul simbolo non lo metterò mai. Le formazioni politiche devono essere guidate da persone ma non costruite attorno alle persone». Il segretario del Pd, quando ancora il Professore non ha sciolto pienamente la riserva, si riferisce alla quasi assoluta certezza che le liste di centro collegate avranno il nome di Monti nel simbolo.
Il tono, le parole scelte con cura nell’intervista a SkyTg24 confermano la linea scelta dal candidato del centrosinistra. «Non siamo alternativi ai centristi. Ma il Pd è il partito più grande, ci dicano loro cosa vogliono fare, con chi stanno». Se la campagna elettorale dei montiani sarà  improntata all’equidistanza tra Berlusconi e Bersani, come lasciano trasparire alcune dichiarazioni di Andrea Riccardi, cambierà  il grado di intensità  degli attacchi del centrosinistra al premier e ai suoi alleati. Se invece l’obiettivo comune è una forma di collaborazione, Bersani non romperà  la regola del fair play, più o meno sul modello seguito nella sfida a Matteo Renzi nelle primarie. Certo, la sorpresa per l’impegno diretto del Professore è stata enorme. Ma Bersani non vuole confondere i piani: un conto sono i giudizi personali su questo passaggio, un altro sono le prospettive politiche. «In attesa delle sue decisioni dico che siamo stati lealissimi nei confronti del governo e francamente non avremmo immaginato che fosse nella contesa. Se fosse questa la scelta però non avremmo difficoltà », dice il segretario. Semmai, la vera sfida arriva su un altro terreno. È l’invito, in caso
di candidatura formale o sostanziale, a confrontarsi con i concorrenti sulla pubblica piazza, ossia in televisione. Bersani risponde a Berlusconi che ha lanciato il guanto, ma spedisce un messaggio anche a Palazzo Chigi. «Sono disponibilissimo a un dibattito in tv con Monti e il Cavaliere, l’ho già  dimostrato. Quando c’è Berlusconi, come si fa a mancare?». Insomma, Bersani non abdica dalla campagna elettorale. La farà  fino in fondo, calibrata contro i populismi di Berlusconi, Grillo e la Lega, contro i giustizialismi di Di Pietro e Ingroia, perché immagina un Paese dove queste forze sono all’opposizione e i progressisti con i moderati governano dentro il contesto europeo. Ma se Monti è in campo, la concorrenza ci sarà  anche con lui. «Se immaginate dei punti di distanza tra me e Monti sono contento… ».
Come ha detto nell’intervista a Repubblica, Bersani è sicuro di vincere anche al Senato. Per farlo, però, a Largo del Nazareno stanno studiando la soluzione di una lista di centro da collocare nella coalizione. Una terza gamba, che non dev’essere per forza fortissima e non nasce come rivale dei montiani. Il segretario infatti pensa di essere lui il leader giusto per parlare ai moderati, al mondo dell’impresa e del lavoro. Per questo esclude uno slittamento a sinistra del profilo suo e dell’alleanza. Un’alleanza che anche Vendola chiama «il fronte dei progressisti» che combatte «contro due destre: una populista quella berlusconiana e l’altra tecnocratica». Ma la lista di centro può avere un effetto “tecnico” determinante. Ci lavorano Bruno Tabacci, che ha appena creato la sigla Italia Concreta, l’ex Idv Massimo Donadi mentre Giacomo Portas, il capo dei Moderati capace di creare una rete nazionale piuttosto consistente, si dice pronto a fare una lista civica ma non a imbarcare una serie di ex. «L’ho detto a Pierluigi, preferisco rimanere dentro al Pd. Ma penso che mi richiamerà  a breve e insisterà », spiega Portas. Lo farà  sicuramente perché una forza centrista diventa decisiva per conquistare il premio di maggioranza al Senato in quattro regioni-chiave: Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. Se Portas non ci sta, Tabacci andrà  avanti lo stesso: su di lui si conta per i consensi in Lombardia e, sulla base dei dati delle primarie, in Campania. E presto il pranzo con Matteo Renzi servirà  a coinvolgere il sindaco nella partita. «È un protagonista — sottolinea Bersani — concorrerà  a una grande campagna elettorale».

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