La riforma militare è legge
La legge di revisione delle Forze armate voluta dal ministro Di Paola è legge. Blanda, durante il dibattito (unica eccezione Turco), l’opposizione del Pd che, ignorando le richieste della piazza (e di Vendola), ha votato a favore. Contro l’Idv, che si è battuto strenuamente (Di Stanislao). Tutti gli altri han detto sì (295) salvo pochi contrari (25) in ordine sparso (Pezzotta, ad esempio, Terzo Polo), oppure (53) astenuti (Sarubbi, Pd). È uno dei paradossi del Monti a fine corsa: il Pd vota a favore per responsabilità e la destra vota compatta, nonostante abbia appena bocciato il governo.
Tutto adesso è nelle mani del prossimo esecutivo e dei decreti attuativi su cui ci sono 60 giorni di tempo perché il futuro parlamento dica la sua. La legge autorizza le Forze armate a riorganizzarsi in proprio in 12 anni con una delega per ora in bianco. Potranno rivedere modello organizzativo e infrastrutture e chiedere il pagamento delle attività di protezione civile. Ma introduce anche il principio dell’invarianza della spesa: i risparmi (taglierà posti di lavoro) resteranno alla Difesa con una «flessibilità gestionale» che l’autorizza a spendere come vuole. Si prevede in armamenti.
La pressione sociale sul parlamento è stata, nei giorni e nei mesi scorsi, costante. Ed è culminata ieri mattina in una sit in davanti a Montecitorio. Non masse oceaniche ma perlomeno quasi tutti i responsabili di molte associazioni della società civile (da Legambiente a Libera) o «testimoni» della battaglia pacifista (da Zanotelli a Fofi) oltre, chiaramente, agli organizzatori della campagna contro la legge e della manifestazione di ieri: Flavio Lotti, Tavola della pace, Francesco Vignarca, Rete disarmo, Giulio Marcon, Sbilanciamoci! (che ha appena pubblicato un Rapporto sulla spesa pubblica).
Mentre la gente si snoda attorno a una gigantesca bandiera della pace che occupa la larghezza dell’antipiazza davanti al parlamento (blindato dai carabinieri), Lotti chiama la legge un «furto di democrazia» mentre Vignarca plana sull’argomento che più gli si confà : le spese militari. Ricorda che gli F35 da 70 milioni di costo iniziale sono già lievitati a 100 e forse arriveranno a 120. Ma se la vicenda dei caccia è nota (viene subito alla mente la chiusura a Roma di tre ospedali), ricorda anche che il governo ha proposto, tra i tanti strumenti per fare cassa, «di aumentare dal 4 al 10% l’iva alle cooperative che svolgono servizi per i disabili». Rinunciare a un F35 sarebbe più che sufficiente a evitare l’aumento dell’imposta.
Una telecamera segue il lungo serpentone multicolore della bandiera e interroga i presenti. Ma sono le assenze quelle che si notano. Tra i parlamentari solo Federica Mogherini del Pd e Beppe Giulietti (Misto) scendono tra i manifestanti (appare anche il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero). Ma mancano in piazza anche i militari, le associazioni che fanno un po’ da sindacato in un segmento dello stato dove questa parola è vista come il fumo negli occhi e che, qualche giorno fa, avevano manifestato davanti a Montecitorio. La loro preoccupazione è soprattutto occupazionale perché la legge taglierà 40mila soldati e 3mila civili del comparto. E infatti, che la si guardi da destra o da sinistra, la legge va giù a pochi, escluso il settore industriale degli armamenti che sembra il vero destinatario del provvedimento. Persino Andrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, un giornale non certo tacciabile di pacifismo, ha criticato Di Paola sul Sole24Ore, chiedendosi quale sia l’impatto strategico della legge e come mai il ministro pensi a comprare nuove armi quando «considerato che i costi fissi di basi e caserme sono incomprimibili i tagli si ripercuoteranno sull’addestramento (ormai un miraggio per molti reparti) e persino sulla possibilità di fare il pieno a navi, aerei e mezzi molti dei quali sottoutilizzati…per mancanza di manutenzione».
Ma come stanno in Italia le forze armate? La Difesa potrà contare nel 2013 su un aumento delle risorse assegnate in bilancio di circa un miliardo di euro. La previsione presentata al parlamento in ottobre valuta che, rispetto al 2012, il suo bilancio crescerà da 19,96 miliardi a 20,93, in aumento anche rispetto ai 20,55 miliardi del 2011.
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