La partita (già iniziata) dei tassi
Si tratta di una situazione che in condizioni normali, con una prospettiva più pessimistica sulla crescita e un’inflazione in discesa, avrebbe subito fatto scattare una riduzione del costo del denaro per spronare la crescita. Senonché il quadro è «misto», con due elementi positivi evidenziatisi recentemente, come il miglioramento dei mercati dei bond — gli spread nei paesi in difficoltà «sono calati di 200-220 punti base» — e delle quotazioni azionarie — ieri il Dax tedesco ha toccato i massimi. Mentre primi importanti «segnali di stabilizzazione dell’economia, sia pure ad un livello basso», come ha spiegato Draghi, sono provenuti da Germania, Francia e Italia, e fanno sperare in una prossima svolta. D’altra parte, la Bce e l’eurozona stanno ancora affrontando una situazione di emergenza, con i mercati ancora frammentati, e un meccanismo di trasmissione della politica monetaria mal funzionante, soprattutto nel Sud Europa. Mentre alcuni Paesi, come la Germania, si lamentano dei tassi di interesse troppo bassi, che erodono i rendimenti e i patrimoni. A questo aspetto importante per la prima economia di Eurolandia, si aggiunge per alcune banche centrali (ad esempio la Finlandia), una difficoltà «tecnica», nel contabilizzare i tassi di interesse negativi sui depositi, che comunque costringerebbero le banche a pagare per depositare danaro in Bce.
In una situazione di mercato frammentato, è molto importante proseguire nelle riforme strutturali e far partire la vigilanza paneuropea, per spezzare la spirale fra debito statale e le banche.
Mentre la Bce continua a rimanere «pronta a intervenire se necessario», con gli acquisti di titoli statali (Omt) «condizionati» alla richiesta di aiuto, e prolunga fino a metà del 2012 i provvedimenti non convenzionali per continuare a rifornire di liquidità illimitata e a tassi fissi le banche, sperando che poco per volta parta anche la domanda di crediti dall’economia.
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