La Chiesa e il profumo della vecchia Dc

by Sergio Segio | 28 Dicembre 2012 10:11

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Facendo leva “legittimamente” sulla sua esperienza di governo “extra partes”.
L’investitura di Monti è accompagnata da un altrettanto impegnativo giudizio critico sui partiti con i quali sarà  chiamato a confrontarsi nelle prossime elezioni. Sostiene, infatti, l’“Osservatore”, che “Monti è stato chiamato dai partiti a prendere decisioni inderogabili, di cui nessuno intendeva prendersi la responsabilità  diretta, per timore di pagare un prezzo elettorale troppo alto”. Giudizio che suona quanto meno ingeneroso nei confronti di chi ha pur sempre sostenuto in Parlamento l’azione di risanamento finanziario dei tecnici.
Enfatizzando con una buona dose di azzardo i sondaggi favorevoli alla lista Monti, il giornale vaticano benedice “chi doveva, quasi per mandato, diventare impopolare”. Ma ora felicemente si sottrae a tale condanna; anzi, potrebbe trarre giovamento dalla sua medesima severità , rivolgendosi direttamente ai cittadini e facendo leva sul loro senso di responsabilità : “Mi hai tartassato ma mi fido, perché sei una persona seria”.
Possibile che la Chiesa di Roma sposi così, senza esitazioni, una visione rigorista della politica economica in tempi di crescente sofferenza sociale? Ci è più facile riconoscere nell’incoraggiamento a Monti dell’organo — non dimentichiamolo — di una Segreteria di Stato straniera, ben altra istintiva, atavica pulsione
ideologica: erigere un argine per fronteggiare la possibilità  concreta di una vittoria elettorale della sinistra.
È una vecchia storia che si ripete sempre uguale. Stiamo parlando della stessa curia vaticana, tuttora governata da Tarcisio Bertone nonostante gli scandali da cui è stata investita, e tuttora afflitta da una visione italocentrica, che mal sopportando i governi del “cattolico adulto” Romano Prodi non esitò a stipulare un patto di potere strumentale con il berlusconismo: sottocultura libertina e clericale al tempo stesso. Ma, ancor più indietro nel tempo, già  in altre occasioni i vertici della Chiesa furono sospinti dalla medesima pulsione a instaurare un rapporto privilegiato con settori dell’establishment confindustriale e finanziario. Rapporto oggi mitigato dalla presenza, al fianco di Monti, di personalità  dell’associazionismo cattolico come Riccardi, Bonanni e Olivero (il che peraltro non comporta una scelta di campo automatica di Sant’Egidio, Cisl e Acli). Mentre ancora incerta figura la collocazione di Comunione e Liberazione fra la destra e il nuovo Centro.
Certo, la figura di Mario Monti non è assimilabile per spessore e credibilità  a quella di Berlusconi, come dimostrava ancora ieri la patetica rivendicazione di un “rango superiore” da parte di quest’ultimo. Ma quanto è credibile nel 2012 l’insistito richiamo alla figura di Alcide De Gasperi come fondatore di un grande partito moderato di matrice cattolica? Esso risuona piuttosto come una speranza antistorica, al giorno d’oggi. Tanto più fino a che il Partito Popolare Europeo tollererà  la presenza tra i
suoi affiliati (dal 1998) di una forza populista come il Pdl. L’eventuale, a questo punto non improbabile, espulsione del Pdl dal Ppe, favorirebbe certo una salutare ristrutturazione del nostro bipolarismo malato.
Ma anche in tal caso l’Italia difficilmente farebbe eccezione rispetto allo scenario europeo: neanche l’attivismo sul fronte moderato di molti vescovi impedirebbe all’elettorato cattolico italiano di distribuirsi liberamente fra ambedue gli schieramenti. La libertà  di scelta, fra i fedeli, è ormai un dato culturale acquisito: c’è molta Chiesa viva anche nel centrosinistra, a prescindere dall’endorsement dell’“Osservatore Romano”. In particolare l’associazionismo cattolico impegnato nel terzo settore del no profit si è espresso in termini assai critici sugli inasprimenti fiscali e sui tagli con cui il governo dei tecnici ha penalizzato il volontariato sociale. Ricordiamo la copertina del mensile “Vita”, solitamente assai moderato, sulla quale compariva un Monti deformato in Dracula.
Si ripropone in definitiva il dubbio su quale peso elettorale conservi davvero l’intromissione vaticana in un paese non solo scristianizzato, ma altresì turbato dal peso eccessivo degli interessi materiali delle strutture ecclesiastiche. L’esplicita presa di posizione dell’“Osservatore” conferma che intorno al “Monti politico” si sta coalizzando un significativo fronte moderato. Ma non gli fornisce alcuna garanzia di assumere una dimensione maggioritaria.

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