La carica dei centenari così l’Italia invecchia ma diventa multietnica

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ROMA — Sarà  la dieta mediterranea, saranno geni antichi e luoghi comuni con un fondo di verità , ma una cosa è certa: vivere in Italia sembra proprio allungare la vita. A fotografare una nazione dove abitano 15mila ultra centenari, dove la pattuglia di chi è nato ai tempi della belle epoque e resiste impavido si è triplicata in dieci anni, e un italiano su cinque è ormai un ultra 65enne, è il Censimento del 2011.
L’Istat racconta coi numeri i cambiamenti sociali di un Paese sempre più multietnico, dove gli italiani fanno sempre meno figli e le culle vuote provocano un calo di 250mila unità  rispetto a dieci anni fa, mentre gli stranieri sono triplicati. Gli stranieri sono ormai più di 4 milioni a lavorare, studiare, sperando di vedersi riconosciuti un giorno i diritti di cittadini a pieno titolo.
I dati fotografano un’Italia che sfiora i 60 milioni (59.433.744) e diventa sempre più rosa, visto che in media, dal Nord al Sud, ci sono 97 uomini ogni 100 donne (28.745.507 maschi e 30.688.237 femmine). E dalle tempie grigie, anzi, ormai decisamente bianche: perché se l’età  media della popolazione è di 43 anni, col Sud più giovane ad abbassare le statistiche, il nostro Paese invecchia: il 20% dei residenti ha più di 60 anni, e la Lombardia, seguita da Emilia e Veneto, ha il record degli ultracentenari in un’Italia dove si vive sempre più a lungo. E possibilmente nei centri di media grandezza, fino a 50mila abitanti, nei quali sale il numero di persone che decidono di andarci ad abitare. Sono questi i Comuni che più hanno visto crescere la popolazione in questa ultima decade, famiglie forse in fuga dalle grandi città  dagli alti prezzi e bassi servizi in cerca di una quotidianità  più vivibile.
Roma si conferma il Comune più popoloso d’Italia con 2.617.175 residenti, seguita da Milano, Napoli, Torino e Palermo. È invece Pedesina, in provincia di Sondrio, il Comune più piccolo: 30 abitanti.
E in un Paese che invecchia, tra record e disagi, nel quale gli italiani diminuiscono perché ci si sposa sempre meno e più tardi si decide (e riesce) ad avere figli, la voce in crescita parla altre lingue venute da lontano. I dati raccolti dal-l’Istat dicono infatti che nel corso dell’ultimo decennio la popolazione straniera residente in Italia è triplicata, passando da 1.334.889 a 4.029.145.
La mappa del censimento dice che due stranieri su tre risiedono nel Nord (35,4% nell’Italia Nordoccidentale e 27,1% nel Nord-est), il 24% nel Centro e solo il 13,5% vive
nel mezzogiorno. Anche tra gli immigrati le donne sono la maggioranza, il 53,3% del totale degli stranieri, valore che sale al 56,6% nel meridione. Quasi un quarto di
chi arriva da oltreconfine mette su casa in Lombardia, circa il 23% in Veneto e in Emilia Romagna e il 9% in Piemonte. Il Lazio e la Toscana totalizzano il 18%, la Campania appena il 3,7%. Tra i grandi Comuni la città  più internazionale è sicuramente Brescia, con 166,1 stranieri ogni 1.000 censiti e tra i piccoli comuni Rocca de Giorgi, in provincia di Pavia, ha decisamente la palma del record con 36,7 stranieri su cento abitanti.
E proprio in forza dai dati raccolti del Censimento torna decisa la richiesta di un riconoscimento dei diritti di cittadinanza che arrivi dalla politica: «L’Italia con gli immigrati è un’Italia che cresce, un’Italia più grande e sicuramente più giovane. Lo abbiamo sempre sostenuto e ora i dati dell’ultimo censimento Istat confermano il senso della nostra battaglia per il diritto pieno di cittadinanza per gli immigrati e per i figli di immigrati nati o cresciuti in Italia». A dirlo, Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani del Pd.


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