Italia Futura all’attacco: i Democratici? L’Unione 2.0

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ROMA — «Nessun passo indietro». La schiacciante vittoria alle primarie di Pier Luigi Bersani e il rafforzato asse a sinistra tra Pd e Sel, con la previsione di una possibile maggioranza assoluta in entrambe le Camere, non fa deflettere Pier Ferdinando Casini dal proposito di aggregare il centro nella Lista per l’Italia. Certo, tutto si fa più difficile e anche l’appoggio di Mario Monti non è più così scontato, ma l’Udc non vede alternativa a un listone unitario, tanto che nella serata di ieri si parlava di una possibile convention a Milano, probabilmente già  sabato 15 dicembre, alla quale potrebbe partecipare anche «Verso la Terza Repubblica». E se Casini smentisce l’ipotesi di un accordo con il Pd prima del voto, «non è mia opinione», anche il giudizio del think tank di Montezemolo sulle primarie è negativo, perché avrebbe spostato il baricentro troppo a sinistra: «Si profila un duello da Seconda Repubblica tra Unione 2.0 e Forza Italia 2.0». Intanto, rispondendo a una domanda di Aldo Cazzullo alla presentazione del suo libro «L’Italia s’è ridesta», Corrado Passera non ha escluso la possibilità  di candidarsi: «Se ci saranno le condizioni per continuare e allargare il lavoro che sto facendo, non mi tirerò indietro, ma la decisione la prenderò a lavoro finito».
L’avanzata di Partito democratico e di Sinistra ecologia e libertà  rischia di rendere ininfluente l’appoggio dei centristi, ai fini della governabilità , e fa diminuire la possibilità  di un Monti bis. Bersani e Vendola stanno lavorando alla costruzione di una forza di sinistra ma cercano anche di lusingare alcuni protagonisti del centro, per offrire agli elettori moderati un elemento di attrattività . Così si spiegano le aperture di Bruno Tabacci, che era uno dei cinque candidati alle primarie e che si è detto disponibile a creare una sua lista. Ma aperture a un accordo elettorale con il Pd arrivano anche da singoli esponenti centristi, come Andrea Olivero (Acli).
Anche per questo interviene Casini, negando che Olivero abbia voluto parlare di alleanze prima del voto: «È stato male interpretato». Quanto ai risultati delle primarie, il leader dell’Udc non è entusiasta: «Con Bersani e Vendola si può parlare, ma condivido le preoccupazioni di Montezemolo».
Un altolà  arriva anche da Italia Futura che, sul suo sito, titola «Unione 2.0 contro Forza Italia 2.0». Due prospettive che, evidentemente, non convincono i centristi di Luca Cordero di Montezemolo. Il fatto che Bersani sia diventato leader «grazie ai voti di Vendola, non potrà  non avere conseguenze». E del resto, «la coalizione Pd-Sel vede convivere al proprio interno le posizioni più disparate e contraddittorie. Il rischio di dissipare un capitale di credibilità  costruito a caro prezzo in quest’ultimo anno di governo è più che concreto». Un duello tra una sinistra tornata «allo statalismo più tradizionale» e «una destra populista che ha predicato la rivoluzione liberale e moltiplicato invece gli sprechi e gli abusi di una classe dirigente impresentabile, ci riporterebbe nel pieno della Seconda Repubblica».
Di qui il rinnovato appello per andare «Verso la Terza Repubblica», che sarà  ripetuto a Reggio Emilia l’11 dicembre, in un evento su «formazione, welfare e sviluppo», presenti Montezemolo e Olivero.
Per l’udc Roberto Rao non ci sono alternative al listone: «Stiamo lavorando per mettere da parte i personalismi e costruire questa aggregazione. Del resto, da una parte c’è l’asse stringente Bersani-Vendola, dall’altra una confusione che sfocerà  in una forza sempre più Berlusconicentrica». L’ipotesi che il Pd cerchi di coprire altrimenti la sponda moderata non convince Rao: «Fare una serie di piccoli partiti finti o liste civetta non sarebbe credibile. Sono iniziative artificiali che ricorderebbero sempre di più l’Unione». Ma anche la pretesa tentazione all’autosufficienza di Bersani non convince Rao: «Bersani è uomo politico intelligente, d’esperienza. Conosce i guasti di coalizioni costruite per vincere e non per governare».
Sulla stessa linea Ernesto Auci, presidente di Indipendenti per l’Italia: «Bersani sarà  prigioniero di Vendola e della Camusso e quindi non potrà  fare alcun governo del cambiamento ma sarà  costretto a ripercorrere vecchie strade basate sulla spesa pubblica che già  in passato si sono dimostrate fallimentari».


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