Istat, i diplomati trovano più lavoro dei laureati. E al Nord i matrimoni civili superano quelli religiosi

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In realtà , per i laureati la rivincita arriva, ma più tardi. E con l’avanzare dell’età  chi è in possesso di un titolo accademico recupera il terreno perso a confronto con i diplomati a causa del ritardo dell’entrata sul mercato.

Quindi se si guarda in generale alla disoccupazione per titolo di studio, per il 2011 si conferma il vantaggio relativo ai laureati, che presentano il tasso di disoccupazione più basso (5,4%, in calo di tre decimi di punto rispetto 2010). Per coloro che si sono fermati al diploma il tasso complessivo è invece al 7,8% (10,4% per la licenza di scuola media inferiore e 11,6% per licenza elementare/senza titolo).

Complessivamente sono oltre un milione i disoccupati under 35. Nel 2011, infatti, si contano 1 milione 128 mila persone in cerca di lavoro tra i 15 e i 34 anni.

Matrimoni, al nord il rito civile supera quello religioso.. Per il quarto anno consecutivo scende il numero dei matrimoni: nel 2011 ne sono stati celebrati 208.702, quasi novemila in meno dell’anno precedente; di conseguenza, il tasso di nuzialità  passa da 3,6 a 3,4 per mille. Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all’ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a 83 mila nel 2011 e nelle regioni del Nord le nozze in Comune nel 2011 hanno fatto sorpassato quelle in Chiesa con il 51,7% rispetto al 48,3%.

Popolazione sempre più anziana. Secondo le stime relative al 2011, la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4) che per le donne (84,5), grazie all’influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età . Nel contesto internazionale l’Italia si conferma uno dei paesi più longevi: nel 2010, all’interno dell’Unione europea, soltanto la Svezia continua a mantenere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre in Francia e in Spagna le femmine fanno registrare la vita media più elevata (85,3 anni).

I dati sulla fecondità . Il nostro paese cede in compenso il primato negativo della bassa fecondità , passando dal primo al quarti posto nella Ue a 15 e al decimo nell’Ue a 27. Il numero di figli per donna è in lieve aumento ed è più alto al Nord, ma si diventa mamme sempre più tardi. E’ quanto si rileva nell’Annuario statistico italiano 2012 dell’Istat, presentato oggi.

Nel 2011 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,42 a livello nazionale (1,41 l’anno precedente), ma raggiunge il valore di 1,48 nel Nord, la ripartizione con la fecondità  più alta. All’interno dell’Unione europea a 15 Paesi (dati 2010) l’Italia si colloca al quartultimo posto preceduta da Portogallo (1,36 figli per donna), Spagna (1,38) e Germania (1,39). Nell’Ue a 27 i paesi con un minor numero medio di figli per donna sono la Lettonia (1,17), l’Ungheria (1,25) e la Romania (1,33 ); l’Italia si posiziona al decimo posto.

L’impennata dei depositi. In forte crescita poi, sempre secondo l’Istat, i depositi bancari. Alla fine del 2011, l’ammontare ha raggiunto i 1.142.710 milioni di euro, con un incremento di 226.345 milioni pari al 24,7% nei confronti dell’anno precedente. Dei 1.142.710 mln di depositi bancari il 72,4% appartiene a famiglie e istituzioni sociali private, il 14,9% a società  non finanziarie, il 3,7% ad amministrazioni pubbliche e il 9% a società  finanziarie. E’ quanto emerge dall’Annuario statistico italiano che è stato presentato oggi dall’Istat.

Consumi, si spende circa 2500 euro al mese. Stabili i consumi delle famiglie, “L’indagine sui consumi delle famiglie condotta dall’Istat nel 2011 su un campione rappresentativo delle famiglie residenti – recita il rapporto – , mostra come il livello di consumo totale rimanga sostanzialmente invariato rispetto al 2010: la spesa media mensile è infatti pari a 2.488 euro, circa 35 euro in più dell’anno precedente (+1,4 per cento). Poichè tale aumento incorpora sia la dinamica inflazionistica (che nel 2011, in base all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività , è risultata in media pari al 2,8 per cento) sia la crescita del valore del fitto figurativo (+2,1 per cento), ne consegue una sostanziale stabilità  in termini reali della spesa per consumi delle famiglie”.


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