Istat, al Nord più matrimoni civili Senza lavoro un milione di giovani

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ROMA — Non era mai successo: ci si sposa più in Comune che in Chiesa. Non in tutta l’Italia. Al Sud, ad esempio, nel 2011 circa tre coppie su quattro hanno scelto ancora saldamente la benedizione divina per suggellare l’amore coniugale. Ma soltanto lì. E se nel Nord del Paese per la prima volta l’Istat segnala il superamento dei matrimoni celebrati con il rito civile su quello religioso (51,2% contro 48,8%), nel Centro Italia il sorpasso è stato sfiorato letteralmente di un soffio. Meglio: di uno 0,1%.
Chissà  se c’entra la crisi anche in queste scelte di abbandono dei sacramenti religiosi. Di certo la crisi economica pesa praticamente su tutto il rapporto redatto dal nostro Istituto di statistica e presentato ieri a Roma. È denso di cifre l’annuario Istat. Numeri che raccontano di un Paese popolato sempre più da anziani, con mamme sempre più grandi, giovani sempre più disoccupati, famiglie sempre più in difficoltà  economiche. Il rischio povertà  o esclusione sociale aumenta — arrivando a sfiorare il 30% nel 2011 — più che negli altri Paesi europei.
Figli e occupazione
In Italia aumenta però anche il tasso di fecondità . Poco poco: 1,42 figli per donna nel 2011 contro 1,41 del 2010. Lo sappiamo, sono le donne immigrate che hanno impresso un rialzo alla curva dei figli che in Italia vengono messi al mondo dalle mamme più anziane d’Europa: è di 31,3 anni l’età  media del parto, come il Liechtenstein e la Svizzera, appena sopra l’Irlanda e il Regno Unito (31,2).
Sappiamo anche quanto sia difficile trovare lavoro nel nostro Paese. L’Istat ha calcolato che un disoccupato su due nel 2011 stava cercando lavoro da più di un anno. E va peggio per i giovani e le donne. Con un paradosso: tra i giovani di età  compresa tra i 25 e i 29 anni va meglio a chi non ha la laurea. Per la precisione: il tasso di disoccupazione dei laureati sotto i 30 anni è del 16%, contro il 12,6% degli under 30 semplicemente diplomati. Gli under 35 senza un lavoro sono 1,12 milioni.
Non dimentichiamo i Neet, cioè i giovani (uno su due ha meno di 30 anni) che non fanno nulla, non studiano e non lavorano. Sono un fenomeno recentissimo, sembrava destinato a esaurirsi. E invece l’Istat segnala che sono aumentati nel 2011, diventando circa 2 milioni 155 mila. Sono di più le femmine (un milione 185 mila) che i maschi (969 mila).
In generale l’inattività  delle donne ha un tasso che in Italia non è al pari del resto d’Europa, tocca picchi decisamente preoccupanti al Sud (ci sono sei donne su dieci che rimangono a casa), mentre in tutto il Paese la sperequazione di stipendi per genere raggiunge casi non degni di civiltà . In media, infatti, le donne guadagnano il 30% in meno dello stipendio rispetto agli uomini, 69,50 euro contro 96,90 euro al giorno. Lo stipendio medio mensile di un italiano è di 1.300 euro e la differenza retributiva di genere viene calcolata in 282 euro.
La speranza di vita
Arriviamo alle buone notizie: la nostra speranza di vita alla nascita aumenta ormai anno dopo anno. Nel 2011 siamo arrivati ai 79,4 anni per gli uomini e 84,5 per le donne. E siamo fra i migliori in Europa dove soltanto la Svezia continua ad avere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre in Francia e in Spagna le donne fanno registrare la vita media più elevata in assoluto (85,3 anni). Altre buone notizie: stiamo bene in salute. Perlomeno ben sette persone su dieci non esitano a dichiararsi sani, con una disparità  fra uomini e donne (il 75,3% contro il 67,1%). Per quanto riguarda le abitudini alimentari gli italiani confermano di non amare lo snack veloce: il 74 per cento consuma a casa il proprio pranzo.
Internet e libri
Arriviamo alle notizie che ci spalancano le porte su un futuro che è già  parte consistente del nostro presente: oggi è poco più di un italiano su due dai 3 anni di età  in su che usa abitualmente il computer (52,3%) e naviga in Internet (52,5%). Ma andiamo a guardare la stessa percentuale fra i ragazzi di un’età  compresa tra i 15 e i 19 anni: sono il 90%. Come dire? Sono nativi digitali e per loro il computer è un prolungamento della penna e la Rete è la loro vita.
Eppure non è vero che la Rete è destinata a devastare tutte le altre nostre attività . Prendiamo i libri ad esempio: l’Istat ci segnala che nel 2010 sono stati pubblicati 63 mila 800 libri (rispetto ai 57 mila 558 dell’anno precedente), per una tiratura complessiva di oltre 213 milioni di copie (quasi quattro volumi per ogni abitante). La produzione editoriale registra una ripresa sia per i titoli (oltre 10,8% in un anno) che per la tiratura (+2,5%).


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