Ingroia e l’ipotesi urne, primo ok dal Csm Critiche anche dai suoi

by Sergio Segio | 19 Dicembre 2012 7:44

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ROMA — Oggi il plenum del Consiglio superiore della magistratura darà  il via libera alla domanda di aspettativa elettorale presentata, in via cautelativa, dal procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che da qualche mese ha scelto di mettersi fuori ruolo con un incarico all’Onu. Il sì del Csm — nonostante le polemiche politiche — è scontato. E non potrebbe essere altrimenti perché quello di Palazzo dei Marescialli è un atto dovuto: trattandosi di elezioni anticipate, al magistrato (in servizio o fuori ruolo) viene chiesto semplicemente di essere in aspettativa al momento dell’accettazione della candidatura. E Ingroia, a questo punto, ha già  in tasca la domanda protocollata che — se ci sarà  una sua candidatura e una sua elezione — sarà  oggetto a suo tempo della verifica dei poteri attribuita per regolamento alle giunte delle elezioni delle due Camere.
Oggi dunque, nel corso del plenum presieduto dal vicepresidente Michele Vietti, dovrebbe filare tutto liscio. A meno che non si riapra la frattura che divise il Csm quando Ingroia ottenne di abbandonare la Procura di Palermo (per andare in Guatemala al servizio dell’Onu) alla vigilia dell’udienza preliminare del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Contro quella delibera votarono i togati Auriemma (Unicost) e Racanelli (MI), i laici Zanon (centrodestra) e Albertone (Lega). Non è escluso poi che tra Natale e Capodanno la IV commissione debba riunirsi di nuovo perché altri pm antimafia calabresi e siciliani e altri magistrati fuori ruolo sarebbero in procinto di chiedere l’aspettativa elettorale.
Ingroia, dunque, è tecnicamente candidabile ma la sua scelta si conoscerà  solo tra qualche giorno. Venerdì a Roma, con il sindaco Luigi de Magistris («Ingroia è l’uomo giusto»), il pm antimafia parteciperà  all’assemblea degli arancioni per la presentazione del programma «Io ci sto» (firmato anche da Margherita Hack). Poi sabato, al Quirino, il movimento «Cambiare si può» — decine di associazioni, No Tav, arancioni, Rifondazione — potrebbe dare vita al colpo di scena: «La costruzione del quarto polo con Ingroia come candidato presidente è la vera alternativa a Monti», ha detto il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero.
Ma lungo questo percorso si è messo di traverso il Fatto quotidiano, il giornale che pure ha seguito con grande attenzione le inchieste di Palermo. «Meglio magistrato che candidato», ha scritto il direttore Antonio Padellaro: «Dia retta, il magistrato Ingroia conta assai di più del politico Ingroia».

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