Ingroia da De Magistris: “Sono con voi”
ROMA — Era il piattino forte dell’esordio della sinistra arancione. Al teatro Vittoria di Testaccio – stracolmo, con le casse messe sulla strada per chi era rimasto fuori – aspettavano tutti l’intervento di Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo adesso impegnato in una missione Onu in Guatemala. È arrivato a metà giornata, e ha chiuso così: «La classe dirigente che sta uscendo dalla Seconda Repubblica non ha le carte in regole per imprimere un cambiamento. Dalla crisi si esce senza salvatori della patria. Sono e sarò con voi. Se dall’Italia o dal Guatemala, lo vedremo». E così le indiscrezioni dei giorni scorsi sono diventate realtà , o quasi: Ingroia sarà della partita, ma sul come e in quale forma non c’è al momento nessuna certezza. Candidato premier? Testimonial eccellente? Anche a microfoni spenti il magistrato antimafia non ha sciolto i nodi.
L’idea, perlomeno nelle intenzioni dei promotori dell’appello “Cambiare si può”, è quella di dare vita ad una lista alternativa sia «al centrosinistra del fiscal compact» che al Movimento 5 Stelle, «unita dalla critica al neoliberismo e alla vecchia partitocrazia», come ha spiegato Marco Revelli. I soggetti da mettere insieme sono diversi ed erano tutti presenti ieri: il gruppo di Luigi De Magistris (ovazioni anche per lui), i movimenti come i No Tav e i No dal Molin, la Fiom (Maurizio Landini non c’era, ma è risaputo che segue con interesse), gli intellettuali di Alba – come Luciano Gallino, Paul Ginsborg, l’ex magistrato Livio Pepino – e l’appoggio dalle retrovie di Rifondazione Comunista. Con un occhio, e anche qualcosa in più, verso i dissidenti di Sel e i resti dell’Idv. La missione per il 2013 è quella di riuscire ad eleggere un plotone di parlamentari prima, e diventare un soggetto unitario poi. Ma per farlo, è il ragionamento che facevano un po’ tutti, servirebbe un nome forte e spendibile sulla piazza: chi meglio del magistrato di Palermo?
L’intervento di Ingroia, che per l’occasione sfoggiava una cravatta arancione, chissà se per caso, è stato possibilista. «Dopo le macerie lasciate dal berlusconismo – ha spiegato c’è bisogno di nuovi impulsi e nuovo impegno, ognuno secondo le proprie possibilità : e io non mi sono mai tirato indietro, attirando su di me molte critiche ». Il sindaco di Napoli ha promesso il suo impegno, e stavolta pare essersi deciso: la lista arancione dovrà correre da sola,
«autonoma dal centrosinistra ma che abbia l’ambizione di vincere come ho fatto io, ribaltando ogni pronostico». C’era tanti volti nuovi in sala, come i giovani precari e studenti di “Io voglio restare”. Ma anche tante vecchie conoscenze della sinistra radicale, tra gli altri il segretario Prc Paolo Ferrero. Non ha preso la parola però: «Oggi parlava la società civile. Ma la strada è quella giusta, un percorso di costruzione partecipato e dal basso come in America Latina».
Aria di entusiasmo, ma anche di paura. Il fantasma della Sinistra Arcobaleno – il tentativo unitario del 2008 finito con un disastro elettorale – aleggia tra i militanti. «Se non ce la facciamo neanche stavolta, se per altri cinque anni resteremo senza rappresentanza – ha avvertito Massimo Torelli di Alba – la vittoria del pensiero unico sarà definitivo ». Prossimo appuntamento per fine mese, la data è da definire: solo allora si saprà se l’arancione è davvero decollato.
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