Il racconto di Brunetta e Bondi: quella regia di Europa e Quirinale
I fedelissimi di Silvio sono convinti che per capire quando e dove nacque la «congiura», sulla quale si vorrebbe aprire una commissione d’inchiesta parlamentare, bisogna risalire a qualche mese prima.
Nel loro racconto si grida alla «cospirazione internazionale», si citano oscure alleanze di casa nostra, si disegnano intrecci da spy story: le banche tedesche, la grande finanza, gli accordi non scritti tra Parigi e Berlino contro Italia e Spagna, l’odore di «titoli tossici» in possesso di Berlino, la complicità del Quirinale, un workshop di Cernobbio con la presenza di alcuni dei congiurati, a partire da Mario Monti. E, per riassumere, i mitici «poteri forti».
«Può sembrare fantasia, ma se il grande pubblico avesse visto le mie slides già da mesi avrebbe capito tutto…». E invece, si lamenta Renato Brunetta, autore di power point sullo stato dell’economia italiana inviati quotidianamente via mail, «mi tocca rispiegare» nuovamente: «Tra fine maggio e inizio giugno del 2011 è successo qualcosa di inspiegabile se non si accredita la tesi di un attacco premeditato alla nostra finanza: le banche tedesche hanno venduto all’improvviso oltre 8 miliardi di titoli italiani trascinando altri istituti a fare lo stesso e provocando un allargamento dell’offensiva a Spagna e Grecia». Il risultato, racconta Brunetta, fu la creazione di un asse del Nord Europa, guidato da Germania e Francia, contro l’Europa mediterranea: «In quel periodo le banche tedesche producevano ancora tassi alti, al 3 per cento, mentre noi eravamo poco sopra al 4,5, ed erano in odore di titoli tossici. Avevano bisogno di uscire da quella situazione e per questo cominciarono l’offensiva contro di noi».
Fu allora che si scatenò la «tempesta perfetta». L’Italia, continua l’ex ministro della Funzione pubblica, venne costretta a fare una manovra nel mese di luglio in tutta fretta «ma non si accontentarono». Subito dopo, il 5 agosto, arrivò la famosa lettera della Bce in cui si invocavano ulteriori misure: «Per loro non bastava mai. Capii tutto a settembre, al workshop di Cernobbio. Compresi che c’era una congiura in atto da come si muovevano Mario Monti, Corrado Passera e i banchieri europei. I nemici per loro erano Zapatero e Berlusconi: bisognava farli cadere». E così fu: «Altri segnali giunsero dal Colle che non volle firmare il nostro decreto sviluppo. Erano presagi che facevano ben capire dove si stava andando». Certo, aggiunge Brunetta, il governo Berlusconi era debole alla Camera, e «cadde anche per quello». Ma «lo dissi subito che facevamo male a dare il via libera a Monti: non è servito a niente, ora abbiamo un debito più grande. Potevamo andare alle elezioni: avremmo perso, le riforme dure le avrebbe fatte Bersani, che sarebbe caduto subito dopo, e avremmo rivinto ora in primavera, a queste elezioni. Invece….».
«Invece — spiega un altro fedelissimo come Sandro Bondi — Berlusconi ha fatto un passo indietro per il bene del Paese. Ma abbiamo sbagliato. C’era una congiura e la prova sta nel fatto che alla fine del suo governo Monti ha gettato la maschera e si è presentato alle politiche». Secondo l’ex ministro dei Beni culturali è bene tirar fuori un parallelo storico: «Vi ricordate come nacque il governo Dini? Allora, nel ’95, ci fu un complotto di Palazzo: le inchieste giudiziarie, il ruolo giocato dal presidente Scalfaro, il ribaltone della Lega, la posizione assunta dai grandi giornali, tutto contribuì alla creazione di un esecutivo tecnico che poi aprì la strada al centrosinistra». E nel 2011? «C’è stato ugualmente un complotto. Ma stavolta c’erano di mezzo le potenze nordeuropee, la Francia e la Germania». Una cospirazione internazionale, conferma Bondi: «Non solo. Anche nella caduta dell’ultimo governo Berlusconi hanno svolto un ruolo importante le inchieste delle Procure. Per non parlare del presidente Napolitano che è stato il vero regista dell’operazione: è stato lui a nominare Monti senatore a vita per poi farlo andare a Palazzo Chigi». Ma Berlusconi non sarà caduto anche perché in Parlamento non aveva più una maggioranza? «Sì, è vero, anche per quello», ammette Bondi. Ma poi continua con la sua teoria: «Vuole mettere le pressioni internazionali, l’assedio che si era creato attorno al suo governo? C’erano grandi interessi internazionali di mezzo… mi chiedo come mai la denigrazione dell’Italia all’estero è cominciata proprio quando abbiamo espresso i nostri dubbi sull’intervento militare in Libia…».
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