by Sergio Segio | 28 Dicembre 2012 8:24
ROMA — Tra lista unitaria, nome e simbolo della nuova formazione e, soprattutto, criteri per vagliare le candidature, è stata una giornata «particolare», forse la più faticosa dopo la conferenza stampa di domenica scorsa, il primo passo della «salita» in politica di Mario Monti. Con il Professore, per ora «guida» solo in pectore del ricostituito Centro, ancora al Nord, tra Milano e Venezia, e le diverse anime che promettono di sostenerlo tra un incontro riservato e un altro, nel tentativo di fare chiarezza sulla forma elettorale del futuro soggetto politico.
Oggi il presidente del Consiglio sarà di ritorno a Roma e tutti si aspettano un passo in avanti per sciogliere il nodo dei nodi, cioè con quante liste presentarsi alle ormai vicine Politiche. Alla Camera, s’intende, perché al Senato la strada è ormai segnata per il listone, tutta colpa del Porcellum. La lista unitaria sembra prendere quota anche a Montecitorio, ma al momento nulla è ancora deciso. Anche perché alla fine sarà comunque solo Monti a scegliere. Come sempre. Fino ad oggi ha preso appunti, ha cercato di capire i pro e i contro, continuerà a farlo ancora per alcune ore, ma dopo avere ascoltato i consigli dei ministri e degli esponenti politici e della società civile più vicini, deciderà di testa sua.
Certo è che il tempo stringe e la scelta potrebbe arrivare anche oggi in un incontro tra i montiani che alcuni definiscono decisivo. Ma comunque non si andrà oltre il fine settimana, anche se l’annuncio ufficiale dovrebbe giungere dopo per attendere il discorso di fine anno del Capo dello Stato. La preoccupazione di Monti è quella di trovare un equilibrio fra tutte le parti che lo appoggiano e che, ognuna, presenta vantaggi e svantaggi. Per massimizzare le forze in campo. «Verso la Terza Repubblica», che aveva già raccolto un buon numero di firme per la presentazione di una lista autonoma, non pone ostacoli di principio all’idea del listone, ma attende che Monti fissi i criteri per la candidabilità degli ormai non pochi aspiranti.
Non è solo una questione di trasparenza. Su quella il Professore e i suoi stanno già pensando a soluzioni simili a quelle adottate per gli attuali ministri, con il 730 e il patrimonio online. La questione è piuttosto politica. Cioè che le persone con ambizioni elettorali siano rappresentative di ambienti o spezzoni della società civile e del mondo dell’impresa e non siano solo dei nomi, anche conosciuti ma con poco seguito. In altre parole si vuole evitare l’effetto «lista Dini», dal nome dell’ex presidente del Consiglio che, finita la sua esperienza di governo tecnico, creò un partito con personalità pur blasonate ma che non avevano consenso popolare.
Ovviamente consenso, in termini di voti, hanno alcuni esponenti dell’Udc, ma anche qui Monti vuole dire la sua. Come per quelli del Fli. Senza contare che ci sono in ballo anche ministri come Corrado Passera (Sviluppo e Infrastrutture), di cui si parla da tempo, ma anche Mario Catania (Politiche Agricole), che sarebbe pronto a partecipare alla partita. Il complicato puzzle, se non si riusciranno a mettere insieme tutti i tasselli, potrebbe quindi suggerire un ritorno alle liste separate che, secondo alcuni sondaggi, potrebbero riscuotere un maggiore consenso perché più identitarie.
Il nuovo soggetto, che complessivamente navigherebbe già attorno al 20 per cento, non ha ancora scelto il suo nome definitivo. La parola Monti dovrà in qualche modo essere presente, ma se si dovesse optare per una coalizione di liste alla Camera, queste ultime potrebbero avere in comune anche la parola «agenda» o comunque qualcosa che faccia capire che si è scelto per il programma del premier. Perché è sui contenuti che Monti vuole insistere. E, insieme alla selezione dei candidati, dare l’idea che si tratta di un «soggetto nuovo» che vuole fare politica «in modo nuovo». Fanno piacere a Monti le personalità che si stanno aggiungendo al suo centro nelle ultime ore, provenienti dal Pd come Pietro Ichino, o dal Pdl, come Mario Mauro. Ma fa ancora più piacere al Professore leggere sull’Osservatore Romano parole che sono qualcosa di più di una semplice simpatia nei suoi confronti.
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