Il pressing Ue: “Seguite l’agenda Monti”
ROMA — L’Europa resta con il fiato sospeso aspettando di capire cosa farà Mario Monti. L’ex rettore della Bocconi è la prima scelta delle Cancellerie continentali, anche di quelle contro le quali in questo anno di governo ha combattuto aspre battaglie sulle strategie per uscire dalla crisi. I Grandi d’Europa hanno scelto Monti per l’affidabilità che ha restituito all’Italia e per la sua capacità di aiutare i partner Ue a trovare compromessi nei grandi negoziati di Bruxelles. Così ieri l’ultimo appello è arrivato per bocca del presidente del Consiglio europeo Hermann Van Rompuy. «Non interferisco con la politica interna e non commento le dimissioni del premier, ma ho già detto che il prossimo governo non ha altra scelta che continuare le politiche del governo Monti ».
Se l’apprensione è alta, se il sostegno a Monti è palese da settimane, allo stesso modo si cerca di evitare di interferire nelle scelte degli elettori. D’altra parte le accuse di ingerenza vengono respinte ricordando che con l’ormai totale interconnessione tra i paesi dell’euro (i guai di uno si tramutano nei guai di tutti) è normale che politici e cittadini si appassionino alle elezioni delle grandi nazioni della moneta unica. Ma nelle ultime ore il telefono di Monti ha smesso di squillare, con i leader continentali – confida uno di loro – che hanno capito «la necessità di dargli il tempo per riflettere con calma su una scelta che, capiamo, non è facile».
Conservatori e progressisti, Ppe e Pse, tutti aspettano. Per il Ppe la decisione di scaricare pubblicamente (anche se non ancora formalmente) Berlusconi in favore di Monti è dettata dall’impossibilità di mantenere tra gli affiliati il Cavaliere. Pesano i danni che ha provocato nel 2011 (rischiando affondare la moneta unica) e il suo populismo anti-euro. Se Monti si dovesse tirare indietro il centrodestra europeo si troverebbe di fronte a un poco invidiabile bivio: cacciare Berlusconi e ritrovarsi senza referente (e deputati) in Italia o rifare pace con il leader del Pdl.
Ma anche molti socialisti tifano Monti. Il presidente dell’Europarlamento Schulz o Hollande. Che per dovere di schieramento appoggia Bersani, ma che non si è mai tirato indietro nel lodare Monti. Anzi. Il punto è che il Professore non solo viene considerato una sicurezza per l’Italia, ma è percepito come un «vero europeo
». Un premier che pur combattendo le sue battaglie è visto come «fonte di idee» sui grandi dossier, un leader in grado di aggregare, di trovare formule e compromessi nei complicati negoziati Ue. «Anche quando l’Italia è rappresentata bene, non sempre è influente e capace di dare un contributo decisivo nel chiudere accordi», sottolineano a Bruxelles. Capacità che nasce dall’impegno di Monti e dal minuzioso lavoro quotidiano del ministro Enzo Moavero il cui contributo è centrale nel preparare e negoziare i dossier prima dei summit. Solo così, e non improvvisando battendo i pugni sul tavolo all’ultimo momento, in Europa si conta e si viene rispettati. Fondamentale in una fase in cui spesso contano di più le decisioni prese a Bruxelles di quelle nazionali.
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