“Il femminicidio? Colpa delle vittime” volantino shock, tutti contro il parroco
LERICI — Lo sciopero della messa la notte di Natale e un sit-in di parrocchiane in minigonna che si terrà domani. Mentre in tutta Italia cresce la polemica, ragazze e signore di sono state le prime a prendere posizione contro il “prete che odia le donne”, come è stato soprannominato don Piero Corsi, parroco di San Terenzo, nell’omonimo borgo del piccolo comune dello spezzino.
Il sacerdote aveva affisso nella bacheca esterna della chiesa un testo da lui scritto e intitolato: «Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?». E a seguire un concentrato di luoghi comuni che ripropongono l’antico tema della donna fonte del peccato. Ma don Piero va giù pesante, perché mette in relazione gli episodi di violenza con le provocazioni delle femmine. «Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni)».
Poi una serie di passaggi sulle donne «arroganti» che abbandonano casa e i figli e «dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise».
In serata, dopo la convocazione da parte del vescovo di La Spezia, monsignor Luigi Palletti, è arrivato un tardivo pentimento, attraverso un comunicato firmato da don Piero: «Voglio scusarmi con tutti per quella che voleva essere soltanto una imprudente “provocazione”. In particolare mi voglio scusare con tutte quelle donne che si siano sentite offese in qualche modo dalle mie parole ».
Le prime a ribellarsi sono state alcune donne di Lerici che hanno disertato — assieme con mariti, figli e famiglie — la messa di Natale. Ieri alcune di loro hanno iniziato a preparare un sit-in di protesta in minigonna che dovrebbe tenersi domani.
Poi c’è stato un primo intervento del vescovo Palletti (è un fedelissimo di Angelo Bagnasco, presidente Cei) che ha telefonato al parroco — non è escluso un suo trasferimento già nei prossimi giorni — e ordinato l’immediata rimozione del volantino «i cui contenuti — ha detto — sono fuorvianti rispetto ai sentimenti di condanna per la violenza contro le donne». Palletti sottolinea come «in nessun modo può essere messo in diretta correlazione qualunque deprecabile fenomeno di violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione… ritengo doveroso invitare tutti a prendere sempre più coscienza di questo inaccettabile fenomeno ».
Duro il commento di Gabriella Carnieri Moscatelli presidente del Telefono Rosa: «Intervenga subito il Papa». Su internet sono apparse diverse pagine Facebook per chiedere la scomunica di don Piero. Reazioni anche dal fronte politico. «Ciò che più mi rattrista, e lo dico da cattolica, è che, questa volta, si sia provato a far risalire questa assurda teoria alla dottrina della Chiesa. Niente di più falso» commenta sul suo blog l’ex ministro Pdl Mara Carfagna. Su Facebook il senatore Pd Ignazio Marino dice: «Da cattolico, penso che una persona capace di simili pensieri non possa avere il ruolo di pastore. Dovrebbe essere sanzionato per le sue affermazioni gravissime e indotto a riflettere». Don Piero Corsi in passato aveva già provocato discussioni e polemiche, in particolare per altri volantini in cui criticava l’islam e gli extracomunitari.
Related Articles
Il papa in Congo denuncia il colonialismo: «Milioni di morti»
Diamanti insanguinati. Bergoglio duro sul “colonialismo economico che mira solo al controllo delle risorse”. Non potrà andare a Goma, accerchiata dai ribelli. Nel Paese cresce la tensione anti-ruandesi
Gay Pride vietato per il Ramadan la polizia usa i lacrimogeni
Cariche a Istanbul. Feriti giornalisti In azione squadre in borghese
Le politiche di Trump sui bambini migranti ispirate dal suprematista Miller
Il presidente annuncia: via lo ius soli e permanenza senza limite nei centri di detenzione, i minori trattati come adulti. Ma le norme sulla cittadinanza avrebbero bisogno di una improbabile riforma della Costituzione